lgs. 216/2003, il divieto di discriminazioni per motivi sindacali è funzionale alla tutela delle “convinzioni personali”. Pertanto, sono vietati atti o comportamenti idonei a realizzare una disparità di trattamento, in ragione dell’affiliazione o della partecipazione del lavoratore ad attività sindacali.

Eppure, secondo “radioserva”, sembrerebbe – il condizionale è d’obbligo – che in UniCredit si sia imboccata una strada che contrasta con tale norma discriminando il lavoratore che è anche sindacalista. Sembra infatti sia stato comunicato alle Oo.Ss. che l’utilizzo di Yammer è “fortemente sconsigliato” (che quando te lo dice l’HR significa “non farlo”). Yammer ovvero il social network aziendale di Microsoft utilizzato per la comunicazione privata all’interno di aziende e organizzazioni. Non sappiamo se un lavoratore (che abbia anche incarichi sindacali) che commenti o scriva un post se e a quali sanzioni andrebbe incontro (richiamo verbale? Fustigazione in piazza? Trasformazione in pennone antifulmine di fantozziana memoria?). Inoltre, fortemente sconsigliato per le sole tematiche sindacali? Che per un social dove i colleghi ciattano tra loro riguarda pressoche tutto.

Motivazione addotta dall’Azienda? Da quanto mi hanno riferito, il sindacalista è opportuno che si relazioni esclusivamente con la struttura HR di Relazioni Industriali, mentre per comunicare con i lavoratori è altrettanto utile utilizzare i propri canali (mail, social, volantini… le bacheche aziendali ormai non esistono più e quella elettronica è al di là da venire da qualche lustro…).

Vabbè ce ne faremo una ragione. Però c’è da chiedersi perchè nessun limite venga analogamente posto al top management.

Come non ricordare per esempio l’intervento a firma ORCEL dal contenuto palesemente discriminatorio in tema di Smart Working?

Questo è un estratto:

(…) Abbiamo ridefinito la struttura e la distribuzione delle nostre sedi sul territorio proprio per creare un contesto e un ambiente di lavoro più flessibili, ma abbiamo bisogno di sapere con un certo anticipo quante persone saranno nei nostri edifici e in quali giorni. Quanto sarebbe frustrante arrivare in ufficio e non trovare una scrivania*, o rendersi conto che tutte le persone con le quali dovremmo interagire stanno lavorando da casa in quei giorni? Da un punto di vista di sostenibilità ambientale, inoltre, sarebbe poco responsabile da parte nostra tenere in funzione interi uffici vuoti nei giorni in cui nessuno decide di recarvisi.

Inoltre, è essenziale cercare sempre di garantire parità di trattamento tra coloro che possono lavorare da remoto e i colleghi in prima linea che non hanno accesso a questa possibilità. Siamo un’unica Banca e un unico team. Non possiamo basarci su un sistema a due velocità: le regole vorremmo fossero uguali per tutti. (…)

Assurdo. Si vuole uniformità tra strutture e realtà diverse, con metodologie e carichi di lavoro diversi e soprattutto con REMUNERAZIONI diverse. Insomma si predica l’uguaglianza e la protezione di alcuni, con l’intento di appiattire verso il basso tutta la struttura produttiva secondo una logica non produttiva. Questo è un modo di pensare già introdotto in politica da Enrico Berlinguer. In #UniCredit un simile atteggiamento trova quindi terreno fertile, visto l’orientamento politico di chi lo governa.

Perché per esempio in UCS non ci sono i bonus pari a quelli della holding o della rete al raggiungimento degli obiettivi? Perché ai telelavoratori e smartworker, che da casa fanno lo stesso lavoro quando loro stessi stanno in ufficio, non si paga il buono pasto?

A fronte di simili dichiarazioni da parte del CEO mi sarei aspettato una levata di scudi da parte del sindacato, almeno da parte di quel sindacato non bancocentrico che è parte integrante delle aziende che vivono “al margine dell’impero”, come UCS appunto. Ma come detto il modello sindacale vigente è legato alla rete, non a caso le decisioni sindacali su inquadramenti, remunerazione, outsourcing….sono tutte prese da sindacalisti esterni alle singole realtà aziendali. Ma una logica in fondo c’è, se a contrattare gli accordi su esuberi ed assunzioni in UniCredit ci vanno i sindacalisti di Banca Intesa, è il minimo che in UCS la rappresentanza sia attribuita ai sindacalisti della rete.

Che amarezza…

* Confermo. Ci si resta male quando arrivi in ufficio e trovi che la tua scrivania è stata data ad altro lavoratore e a te non resta che vagare per i piani alla ricerca di una sala ove sedersi. Ed è successo mooolto tempo prima dell’avvento dello smart working, quindi….

Sulla questione buoni pasto vi rimando a:

Telelavoro (smart worker) e diritto ai buoni pasto. Avanti a piccoli passi.


#UniCredit e #SmartWorking: comunicato incontro 8 aprile. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

By aidos