Nuovo comunicato delle OO.SS. firmatarie in tema di #SmartWorking. Purtroppo pochi passi in avanti. Azienda ferma sulle proprie posizioni; tutto ciò mentre alcuni colleghi stanno raccogliendo firme (?) per chiedere una regolamentazione e gestione del lavoro agile ad esigenza di lavoratore (ed a quanto pare le firme sarebbero parecchie centinaia). In tutto ciò c’è da chiedersi dove sia il sindacato. Evidentemente in molti si sento sempre più lontani da organizzazioni che già hanno “buttato a mare” chi per vari morivi non possedeva il #GreenPass. E se il sindacato non si muove a tutela di chi viene escluso dal mondo del lavoro, vuoi che abbia a cuore la ricerca di soluzioni di conciliazione vita/lavoro a misura di lavoratore? Il dubbio, a quanto pare, è legittimo. Almeno tra le diverse centinaia di lavoratori che hanno scelto la via della “petizione”.

Nel comunicato si legge:

(…) Per quanto concerne le specifiche richieste avanzate dalle OO.SS., dopo un’approfondita fase di confronto si è ottenuto che:

  • le giornate di ferie, festività, malattia, etc. non decurtano le due giornate settimanali di smart working, sempre da concordare con il responsabile di riferimento (la misura è sperimentale fino al 30.9);
  • è possibile effettuare lo smart working anche da una location diversa dall’abitazione abituale, purché non all’estero o in una filiale e sempre in accordo con il responsabile di riferimento (misura sperimentale fino al 30.9);
  • è confermata la disponibilità aziendale mantenere lo smart working continuativo e semplificato per i soggetti fragili e le colleghe in gravidanza (fino al 30.6);
  • viene ripristinata la Banca del Tempo per i figli fino a 14 anni di età, ma solo nel caso che abbiano contratto il Covid e fino al 30.6, con le medesime modalità e regole precedentemente previste. (…)

Cosa in concreto si è ottenuto? Poco, per non dire nulla.

Il primo punto, il più importante, quello che oggi in molti – veramente tanti – colleghi contestato e non riescono a capirne la modalità di attuazione, è stato un fallimento. L’azienda ha detto si fa come dico io e così è. Punto.

Accontentiamoci che questa sia solo una fase sperimentale (che magra consolazione!).

Il secondo potrebbe essere un punto a favore del sindacato. Potrebbe perché già più di un giurista ritiene infatti che lo smart working non debba essere necessariamente svolto dal proprio domicilio o altro hub aziendale: flessibilità d’orario e mancanza di vincoli nella definizione della sede di lavoro sono base della filosofia della Legge sul lavoro agile (ora in revisione). Piuttosto non mi capacito del perché non vi sia traccia di un importante protocollo sul lavoro agile firmato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle parti sociali (leggasi sindacati) che solo 4 mesi fa dava finalmente piena parità di trattamento tra lavoratore in presenza e smartworker compresi i benefit derivanti dalla contrattazione collettiva e aziendale. Tradotto: i ticket restaurant vanno pagati anche agli smartworker. Non a cao l’Anseb, Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto, esprimeva soddisfazione per l’importante chiarificazione che il Protocollo firmato apportava per il comparto.

I sindacati han firmato, ora bisognerà aspettarne però l’applicazione (se mai arriverà)!

Del terzo punto se ne è già parlato ( #UniCredit. Sindacati senza vergogna!).

Per il quarto punto dobbiamo dire che i sindacati sono riusciti ad ottenere qualcosa, anche se limitato alla durata del decreto governativo sui lavoratori fragili post chiusura stato emergenziale.

Che dire sembra che in questo periodo i sindacati arranchino. Confidiamo non sia una battuta d’arresto, altrimenti sai quante petizioni dovranno preparare i colleghi….

Il testo del comunicato lo leggete qui

Immagine: milkmaiid

By aidos