Su Firstonline Ernesto Auci scrive: «La scelta è più complessa del solito. L’attuale presidenza si è dimostrata al di sotto delle aspettative ed ha portato l’associazione ad un livello di irrilevanza veramente pericoloso. Al di là dello strano licenziamento del direttore generale avvenuto in maniera inusuale a pochi mesi dalla scadenza, ci sono state delle gaffe, come quella della candidatura dello stesso Bonomi alla presidenza della Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio) giudicata incompatibile con la permanenza in Confindustria, o quella, non ufficialmente dichiarata, alla presidenza dell’Enel. Grave la brutta figura rimediata con la candidatura alla presidenza della Luiss per la quale era prevista anche la cessione dell’attuale appartamento della Confindustria a Via Veneto all’Università per alloggiare il presidente. Si è scoperto infatti che per ricoprire l’incarico di presidente di una Università occorre essere laureati e Bonomi non lo è. È quindi diventato presidente della Luiss Luigi Gubitosi (esperto di finanza già in Fiat, Rai e Tim ) non si capisce con quale mandato, ma certamente non per tenere in caldo il posto a Bonomi».

È la crisi della politica che produce la mediocrità di corpi intermedi come quelli guidati da Maurizio Landini e Carlo Bonomi, o è la crisi dei corpi intermedi che incrementa quella già di per sé consistente della politica? Per evitare di infilarsi in un appassionate dibattito se è nata prima l’uovo o la gallina, sarà bene partire dalla crisi dello stato che si è manifestata nel 1992. E a cui certamente ha dato una bella mano una Confindustria tipo quella di Luigi Abete degli anni Novanta (meno la Cgil di Sergio Cofferati, almeno finché non ha perso la testa).

Via tempi.it


La stessa cosa si potrebbe dire per chi firma gli accordi sindacali per il rinnovo del #contrattodeibancari? A voi la risposta.

By aidos