Il sindaco leghista di Meda, Giorgio Taveggia, non lascia ma anzi raddoppia.meda_animata

Questa volta però non si parla di politica, almeno non direttamente. Si parla di santi e madonne.

Il signor Sindaco, dopo la targa in onore della Vergine Maria posta nel cortile del palazzo comunale di Meda, raddoppia e fa esporre – a proprie spese – una statua della Vergine (Qui l’articolo di milano.corriere.it).

Il gesto del devoto Primo Cittadino attira l’ira delle opposizioni che rivendicano la laicità dello Stato, dimenticando però che Santi e Madonne sono le vere uniche possenti radici della nostra Patria. Il “faro” che illumina la nostra vita, è ancora lì. Il nostro passato non può essere cancellato da una cultura laicista che non accettiamo e nella quale non ci riconosciamo.

Non a caso nella ricorrenza per  i 150 anni dell’Italia unita, si festeggiavano anche i 100 anni dell’ “azzurro” come colore nazionale. Ma da dove viene la storia di questo colore?

Ce lo spiega bene Antonio Socci (qui per leggere l’intero articolo di Socci). Viene dall’iconografia mariana di cui la dinastia sabauda ne fece un suo simbolo. Scrive Luigi Cibrario, storico della monarchia: quel colore di cielo consacrato a Maria è l’origine del nostro color nazionale.

In poche righe si ripercorrono 600 anni (dal 1366 al 1948) della nostra storia, da quel 21 giugno 1366, quando Amedeo VI di Savoia salpò per la Terra Santa per la crociata voluta da papa Urbano V. Sulla sua nave ammiraglia – accanto al vessillo dei Savoia – sventolò per la prima volta uno stendardo azzurro con una corona di stelle attorno all’ immagine della Madonna, per invocare “Maria Santissima, aiuto dei cristiani”. Ne nacque una tradizione, fra gli ufficiali savoiardi. L’azzurro entrò a far parte dei simboli dinastici e il 10 gennaio 1572, con Emanuele Filiberto, la sciarpa azzurra diventò ufficialmente parte dell’uniforme. E poi dell’araldica del Regno d’Italia.

La piccola storia di questo simbolo fa capire che la tradizione cattolica impregna totalmente la storia italiana;  come lo è la storia del nostro piccolo Comune.

Da Wikipedia:

La storia di Meda è strettamente legata al Monastero di San Vittore e alla sua fondazione sulla collina che domina la città, che deve il suo toponimo al termine latino Meta, (cumulo), proprio in riferimento a questa altura.

La leggenda vuole che i Santi Aimo e Vermondo, conti Corio di Turbigo, fossero stati assaliti da due cinghiali durante una battuta di caccia e, per salvarsi, si fossero arrampicati su due allori, invocando l’aiuto di Dio, della Madonna e di San Vittore promettendo, se fossero sopravvissuti, di erigere in quei boschi un monastero di clausura di Monache Benedettine.

Chissà se i “compagni consiglieri” d’opposizione chiederanno di riscrivere una versione più politically correct della storia di Meda e d’Italia.

Link correlato: Il laicismo, la nuova frontiera dell’intolleranza

By Tappo68

2 thoughts on “I “compagni consiglieri” medesi indignati per la statua della Madonna posta nel cortile del Comune.”

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