IL   PIANO “INCLINATO” ITALIA

La Direzione ha obiettivi minimi…i Sindacati ancor meno.

 

La peggiore novità, cari colleghi, è che non c’è alcuna novità nelle “strategie” delle due parti (Direzione Aziendale e Sindacati “riconosciuti”) che si accingono a confrontarsi sul Piano Italia.

Dal 2006 si sono succedute continue “riorganizzazioni aziendali” (2006/2008 e 2009/2011, con “correzioni” annuali) tutte condivise con i sindacati e che hanno portato come risultato rilevante, cifre alla mano, alla riduzione di 20 punti percentuali del rapporto costi/ricavi e niente di più.

Tale risultato, “poderoso” sul breve termine per gli azionisti e per il Management, è invece terribilmente doloroso per i lavoratori (e indirettamente anche per la clientela), tanto più se consideriamo che se i ricavi sono diminuiti in modo significativo, il loro miglioramento nel rapporto” cost/income” testimonia un “feroce” taglio dei costi, in primis quello del personale.

I piani di riorganizzazione prima erano triennali, poi sono diventati annuali (uno a gennaio 2012 e uno a gennaio 2013), ma in realtà sono già semestrali/trimestrali e così via…per andare dove? Per fare cosa?  Per servire meglio la clientela? Per far lavorare meglio e in modo più professionale i propri dipendenti? Sappiamo tutti che non è così!

Il solo fine, sempre a brevissimo termine e senza “respiro strategico”, è stato la contrazione dei costi (a tutto danno delle lavoratrici e dei lavoratori) e il “feroce” contenimento dei rischi (a tutto danno della clientela in crisi), per spuntare un dato di bilancio (semestrale e/o annuale) valido per beccarsi premi o dividendi per i soliti noti.

Ora l’ennesima riorganizzazione, il “Piano Italia”, si struttura, ancora una volta, sulle sinergie tra aziende del Gruppo BNPP per ridurre i costi: gestione unificata degli acquisti, gestione unificata delle risorse umane, ammassamento dei lavoratori in alcune sedi (vedi i casi di Aldobrandeschi e Crescenzo del Monte a Roma e di Via Deruta a Milano) per tagliare gli affitti delle altre e tentare di venderne altre ancora, gestione unificata dell’Help Desk e per contrarre i rischi: creazione ed implementazione di una centrale rischi unificata a livello di Gruppo, allargamento delle modalità di “recupero crediti” Findomestic anche alla BNL, il tutto condito con un bel taglio di posti di lavoro nella Rete Retail (ampliamento delle agenzie cashless propedeutiche all’agenzia di pochi e soli promotori finanziari pagati “a risultato”, della banca digitale “Hello Bank” con riduzione delle agenzie tradizionali, sarà vero il dato di 20/25 agenzie o saranno anche di più ?), nel Corporate (revisione e successiva riduzione dei portafogli e taglio conseguente di gestori, assistenti e analisti) e “dulcis in fundo” con la creazione di un bel “CONSORZIO OPERATIONS” che, come azienda autonoma, offrirà servizi (di back office, immobiliari, help desk dipendenti, acquisti, ecc…) sia alle aziende del Gruppo BNPP, sia al mercato esterno.

Lo scopo del “consorzio”, a breve termine, è il solito… già visto in altre banche: la Direzione del Gruppo sposterà 2200/2400 lavoratrici e lavoratori di varie aziende (BNL, FINDOMESTIC, BNP Securities Services, Leasing Solutions e IFITALIA entro dicembre 2014, poi CARDIF, ARVAL, Artigiancassa e BNP Real Estate entro aprile 2015) in una nuova azienda/new company e subito dopo inizierà ad “efficientare” riducendo, con il classico taglio del 30%, il loro numero di 600/700 unità. Nel nostro caso specifico che fine faranno ad esempio le strutture PAC più periferiche ? continueranno ad avere un senso o saranno sacrificate sull’altare di questo nuovo drastico taglio dei costi (o per meglio dire del solo “costo del lavoro”)?

Il servizio offerto sarà migliore? Il clima lavorativo sarà più vivibile, più professionale e meno stressante? Tutto questo non interessa ai “manager”, interessa solo la prospettiva del miglioramento del prossimo bilancio semestrale/annuale!

Le notizie “filtrate” ci dicono che ci sarà anche una contrazione degli investimenti e che gli applicativi IT, molto diversi tra le aziende del Gruppo, rimarranno disomogenei perché costa troppo uniformarli, altra prova della miopia manageriale che evita di investire “a lungo termine”!

Certo è che a raccontarla così, appare che tutti i comparti di cui si compone BNL subiranno tagli significativi se non drastici: quindi questa nuova ristrutturazione può anche essere vista come una reale “destrutturazione” di quella che è stata la BNL.

I Sindacati che vanno “a trattare” mostrano, come al solito, già dai primi comunicati sul Piano Italia, la loro sconfortante debolezza strategica, la profonda e pigra ignoranza degli sviluppi perversi delle attività lavorative, la vecchia abitudine di non “dire tutto” ai lavoratori e la solita “disponibilità finale” ad assecondare, come per le altre “riorganizzazioni/ristrutturazioni”, le scelte aziendali.

…E noi lavoratori che facciamo?

Aspettiamo immobili che ci venga spiegato, magari un poco alla volta e comunque mai in tempo per offrire una risposta, il futuro che ci aspetta come un destino ineluttabile?

Possiamo, invece, cominciare a pretendere un diverso modo di lavorare, di salvaguardare quel poco che è rimasto della nostra professionalità?

Dobbiamo per questo esigere una rappresentanza sindacale che vada a trattare sulla base di un mandato esplicito da parte dei lavoratori, che sia disposta ad informare al 100% e tempestivamente tutti i lavoratori sull’andamento del confronto e sulle reali implicazioni della firma di un qualsiasi accordo emerso a seguito della trattativa; ed infine che quest’ultimo debba essere sottoposto a referendum confermativo da parte dei lavoratori.

Senza un “cambio di passo” di questo tipo perderemo tutti: i lavoratori è ovvio perché ne risulteranno ancora più frammentati e dispersi ed ovviamente più attaccabili sotto tutti i punti di vista, ma anche tutte le organizzazioni sindacali che non si opporranno all’ennesimo atto di taglio di posti di lavoro perderanno, forse definitivamente, l’occasione di essere riconosciuti come coloro che ancora vogliono spendersi per tutelare livelli di occupazione e di reddito rimanendo punto di riferimento solo come “erogatori di servizi”

Se non riusciremo tutti insieme a fare questo non esisterà alcuna possibilità di difesa reale, presente e futura, del nostro lavoro, del nostro reddito e quindi del nostro livello di vita.

C’è poco tempo colleghi, se non ora quando?

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni-BNL Gruppo BNP Paribas

 

Milano/Roma 10.2.2014-  www.sallcacub.org[email protected]

By jvb

One thought on “1° Comunicato sul Piano Italia BNP Paribas”

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