La fabi propone le RSU in banca. Un governo sindacale monocolore legittimato dal voto dei lavoratori. Strano che a chiederlo sia un sindacato che non fa eleggere i propri rappresentati agli iscritti. Ora chiede che a “votare”, o meglio sceglie una lista di nomi proposti dal sindacato, siano tutti i lavoratori della categoria. In realtà sono altri i problemi di democrazia e legittimità presenti oggi nel mondo sindacale.

Anzitutto occorre togliere la delega in bianco alle Organizzazioni. Il modello di democrazia che propongono si riduce ad avere una tessera in tasca o mettere una X a fianco ad un nome proposto dalla sigla. Poi il lavoratore subirà ogni decisione presa in suo nome, sia a livello nazionale (come il CCNL perché ricordiamoci che già oggi è così e non cambierà nulla! Già oggi il il voto espresso dai lavoratori non è certificato) che territoriale (materie proprie a questo punto delle RSU). Si propone una logica di vertice, che esclude ogni partecipazione dal basso e discussione tra i lavoratori. Se i bancari avessero fiducia in quel che succede nelle stanze chiuse delle trattative non avremmo mai avuto movimenti ed iniziative di chi è contrario, di chi non ci sta. Le maggioranze devono essere costruite nei posti di lavoro e non ai tavoli.

La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Non a caso quanti sono i quadri sindacali passati ad essere quadri aziendali? Come non ricordare accordi sindacali in cui si licenziavano, pardon, prepensionavano obbligatoriamente lavoratori e si mantenevano in azienda i quadri sindacali? I dirigenti con le tessere o le prebende sindacali sono fatti che hanno tolto ogni trasparenza all’onestà delle firme su accordi a perdere (l’ultimo CCNL è lì a dimostrarlo).

La proposta della fabi porterà ad avere un’unica cabina di regia e spazzare definitivamente quel minimo di dissenso interno che ancora c’è. I bancari avranno il loro Politburo, anche perché chi oggi fa opposizione a questo modo di fare sindacato (i comitati di base) continueranno a non poter rappresentare le istanze dei lavoratori (o quanto meno dei propri iscritti). E non ci sarà nessuna crescita della forza negoziale. Avremo solo perso un altro pezzettino di democrazia.

Bancari, la svolta della Fabi
«Un sindacato unitario dal 2018»

By jvb

One thought on “Quale futuro per il sindacato dei bancari? (1)”
  1. Da quello che si capisce qui il modello RSU, già assai discutibile, esistente in altre categorie non c’entra proprio nulla.

    Sileoni non propone di eleggere le rappresentanze di base, come appunto avviene, sia pure con molti limiti di democrazia ( ad esempio il 33% comunque appannaggio dei sindacati firmatari di CCNL), nel modello Rsu. Lui vuole esclusivamente far eleggere dai lavoratori, in una logica che ricorda molto quella dei “nominati” dell’Italicum di Renzi, una specie di “segreteria nazionale unitaria”. E basta.

    Lasciando per il resto, a scendere in basso, tutto com’è adesso, i coordinamenti aziendali e di gruppo, le strutture provinciali e regionali e le stesse vetustissime Rsa di singola unità produttiva eleti invece solo dagli iscritti alle singole sigle.

    Una “democrazia autoritaria” in senso plebiscitario e simil-peronista quindi.

    Che forse serve a regolare, a livello nazionale, i rapporti di forza tra le sigle, dando oggettivamente più ruolo e spazio alla stessa Fabi.

    Ma che lascerebbe del tutto immutato, e forse anche mutato in peggio, il rapporto di delega forzata tra lavoratori e sindacato.

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