Addio a Piero Buscaroli, con fierezza dalla parte dei “vinti” di Salò

Orgogliosamente “dalla parte di vinti”, fino alla fine. Aveva compiuto ottantacinque anni il 21 agosto scorso, Piero Buscaroli, scomparso ieri a Bologna, figura assolutamente originale di intellettuale, insostituibile intelligenza “scomoda” nel panorama della cultura italiana. Musicologo di rara dottrina, amante della storia dell’arte, giornalista, direttore del Roma, polemista virulento. Il titolo di uno dei suoi ultimi, commoventi, libri parla chiaro, Buscaroli non depose mai le armi:  “Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento” può leggersi come «un atto d’amore al “suo” fascismo, sempre rivendicato”», ricorda Antonio Mazzone, parlamentare del Msi,  e poi europarlmentare, che ebbe modo di frequentarlo dai tempi della direzione del “Roma” di Napoli, che Buscaroli diresse dal ’72 al ’75. Un libro sincero, caparbio, fra storia e memoria, musica e letteratura, un raffinato Zibaldone, come lo definì qualcuno, ma anche «una dichiarazione di guerra», come si scrisse allora. Sì, perchè lui stesso comparendo in tv nel 2005  accanto a Giuliano Ferrara nel sessantennio del 25 aprile, rispondeva così alle solite domande sul “suo” fascismo”:  «Non mi considero un “reduce”, un “orfano di Salò”, sono un superstite della Repubblica Sociale Italiana in territorio nemico». Chiaro, no?

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By jvb