Toh, uno dei banchieri di Goldman Sachs, probabilmente colto da improvviso raptus, si riscopre dotato di un minimo di coscienza e si ribella al declino morale di quella cosa che viene paragonata ad “un calamaro gigantesco vampiro avvinghiato al viso dell’umanità”.

La notizia:

“Oggi è il mio ultimo giorno a GS”, esordisce Smith. E parla di un ambiente diventato “tossico e distruttivo come non l’avevo mai visto”, di “una società dove l’interesse del cliente è diventato secondario nei modi in cui la società funziona inseguendo solo il proprio profitto”.

(La Stampa – qui per leggere l’intero articolo Dirigente Goldman Sachs si dimette e accusa sul NYT: “Ambiente tossico”.)

 

Un banchiere di Goldman Sachs ha inviato al New York Times la lettera di dimissioni, un documento che contiene l’accusa alla banca d’affari di essere divenuto un posto di lavoro “tossico e distruttivo”, dove i managing director spudoratamente definiscono “muppets” (che in Gran Bretagna è usato come sinonimo di “stupido”) i clienti.

Greg Smith, che ha lavorato nel settore dei derivati azionari, ha scritto un commento sul Times di oggi, affermando che Goldman è divenuto “tossica e distruttiva come non l’avevo mai vista”.

(Borsaitaliana – qui per leggere l’intero articolo Goldman Sachs, banchiere si dimette con lettera di accuse a banca)

Inutile dire che Goldman ha seccamente smentito.

Per leggere la lettera che Greg Smith ha inviato al New York Times clicca qui: Why I Am Leaving Goldman Sachs

Cos’è Goldman Sachs? Basta leggere quest’articolo di Gian Micalessin del 16 novembre 2011 pubblicato da Il Giornale per farsene un’idea:

Ecco perché l’Europa è nella rete di Goldman Sachs

La Goldman Sachs? Una banca d’affari che in Europa ha «tessuto una rete d’influenza unica sedimentata nel corso dei lustri grazie a una fitta trama sia pubblica, sia sotterranea». A dirlo non sono i soliti quattro gatti appassionati di trame e complotti internazionali, ma quelli di Le Monde. La bibbia dei “gauche caviar” d’Oltralpe parte da Mario Monti e Mario Draghi per accusare la banca d’affari statunitense di gestire un occulto direttorio europeo capace di manovrare, in base ai propri interessi, gli uomini chiamati prima a generare e poi governare la crisi dell’euro.

La caccia di Le Monde ai Goldman’s Boy parte proprio da Mario Monti. Come ricorda il quotidiano francese il nostro premier in pectore ha collezionato non solo l’incarico di consigliere internazionale della Goldman Sachs, conferitogli nel 2005, ma anche le cariche, non proprio ininfluenti, di presidente della Commissione Trilaterale e di socio del Bilderberg Group.
Ma l’appartenenza alla Trilaterale e al Bilderberg sembrano dei requisiti irrinunciabili per tutti i Messia delle disastrate nazioni europee.

Non a caso Peter Denis Sutherland presidente non esecutivo della Goldman Sachs International, membro del Bilderberg Group e presidente onorario della Trilaterale, è stato chiamato a dirigere le operazioni per il salvataggio dell’economia irlandese. Peccato che la Commissione Trilaterale, ideata nel 1973 da David Rockfeller, venga spesso accusata di non essere non soltanto un “think tank” dedito al coordinamento delle politiche di Asia, Europa e Stati Uniti, ma un centro di potere occulto creato – scriveva il senatore repubblicano Barry Goldwater – per sviluppare «un potere economico mondiale superiore ai governi politici delle nazioni coinvolte».

Ben peggiori sono però, ricorda Le Monde, i sospetti che circondano Mario Draghi l’attuale governatore della Bce, titolare tra il 2002 e il 2005 della carica di vice presidente della Goldman Sachs International. In quel fatale 2005 la Goldman Sachs rifila alla Grecia gli strumenti finanziari indispensabili per nascondere i debiti e metter piede nell’euro. A render possibile il raggiro targato Goldman Sachs contribuisce non poco Lucas Papadémos, il premier greco, membro come Mario Monti della Commissione Triennale, chiamato oggi – al pari del “Supermario” nostrano – a salvare la patria in pericolo.

Una patria accompagnata da lui stesso sull’orlo del precipizio quando, da governatore della Banca Centrale di Atene, affida a Petros Christodoulos, un ex gestore di titoli della Goldman, lo scellerato maquillage dei conti ellenici.
Tra i Goldman’s Boys nostrani Le Monde dimentica Romano Prodi. A puntare il dito sull’ex premier dell’Ulivo ci pensa già nel 2007 il Daily Telegraph accusandolo di esser stato sul libro paga della Goldman una prima volta tra il 1990 e il 1993 e poi di nuovo dopo il 1997.

Ma alla luce dello scenario disegnato da Le Monde è assai interessante anche il “cursus honorum” di Massimo Tononi, il 47enne manager bocconiano nominato nel 2006 sottosegretario all’Economia del governo Prodi dopo una fulgida carriera in Goldman Sachs. Tornato alla Goldman dopo quell’esperienza, Tononi è oggi il presidente di Borsa Italiana, la società di proprietà del London Stock Exchange che controlla Piazza Affari. Una carica assunta lo scorso giugno, poche settimane prima del fatidico decollo dello spread. Uno di quei casi che solo Dio sa spiegare. Non a caso Lloyd Craig Blankfein, presidente dal 2006 della Goldman Sachs e grande finanziatore delle campagne elettorali di Obama, spiega così il suo mestiere di banchiere. «Io faccio il lavoro di Dio».

Articoli correlati:

Lettera di un banchiere al New York Times«Ecco perchè lascio
Corriere della Sera
Pupazzi» La replica del numero uno del colosso bancario: «Falso» MILANO – Lettera choc al New York Times di un banchiere dimissionario sulla vita in Goldman Sach una delle prime banche d’affari nel mondo, il gruppo finanziario che ha dato tanti
Goldman Sachs: manager si licenzia, ‘banca tossica e distruttiva’
AGI – Agenzia Giornalistica Italia
A parlare e’ l’ex vice presidente della divisione di trading dei derivati della banca d’affari, Greg Smith, che, licenziatosi, ha pubblicato sul New York Times la sua lettera di dimissioni, dai toni estremamente duri e accesi. Smith racconta di essersi
Goldman: replica alle accuse, “non rispecchiano azioni banca
Corriere della Sera
Immediata la risposta all’editoriale di Greg Smith sul NYT Goldman Sachs non ha perso tempo: dopo le parole di fuoco che Greg Smith, dirigente dimissionario, ha messo nero su bianco in un editoriale sul New York

By aidos