Ci sono 7,7 milioni famiglie, 30,6% del totale, in condizione di debolezza economica, hanno un reddito familiare medio di 13.635 euro ed un reddito equivalente di 7.882 euro. Questo segmento include le condizioni della povertà e del rischio di povertà e, come vedremo, è privo di capacità di risparmio.
In media una famiglia su  tre non può affrontare le spese per cure sanitarie e nelle fasce più deboli addirittura una su due.

L’assistenza è il settore più fragile del welfare italiano. Le famiglie si trovano ad affrontare le spese in gran parte da sole e facendo ricorso all’impegno personale dei familiari. Le criticità non consistono solamente nel peso economico che le famiglie devono sostenere ma anche nell’inadeguatezza dell’offerta: mancano supporti per i cittadini che garantiscano la qualità dei servizi e ne facilitino la reperibilità. La non autosufficienza di un familiare è un evento che cambia gli assetti economici e sociali di una famiglia. Solamente il 23,8% di coloro che lo hanno affrontato dichiarano di essere stati in grado di coprirne le spese. Ma per pochi di questi (14,3%) il reddito è stato sufficiente. La maggior parte hanno dovuto intaccare i risparmi o ricorrere all’aiuto di amici o parenti. Nella grande maggioranza dei casi (76,2%) le famiglie non sono state in grado di provvedere integralmente all’assistenza e hanno dovuto fare delle rinunce: hanno rinunciato ad un maggiore livello di assistenza per la persona da curare (40,4%), oppure a spese sanitarie (26,4%) o hanno ridotti i consumi alimentari (33,2%).

In conseguenza delle difficoltà economiche 35,4% delle famiglie dichiarano di fare delle rinunce nell’istruzione. Non si tratta di rinunce totali all’istruzione dei figli ma di rinunce ad attività integrative come corsi specifici (59,1%) e gite scolastiche (32,2%). Inoltre l’8,7% delle famiglie che fa rinunce si riferisce all’asilo nido, che viene surrogato con aiuti familiari.  Il 64,6% delle famiglie riescono a coprire tutte le spese per l’istruzione. Per il 73,5% è sufficiente il reddito familiare, mentre 17,3% devono intaccare i risparmi e 9,2% fanno ricorso all’aiuto di familiari o amici. Le differenze economiche incidono in maniera nettissima su questi fenomeni. La rinuncia all’istruzione ha incidenza massima nelle famiglie più povere (57,7%) e minima nelle famiglie agiate (13,8%). È massima nel segmento dei genitori soli con figli a carico (61,9%) e minima nelle coppie con figli minori (30%), mentre le differenze per area geografica non sono significative.

Le famiglie agiate hanno un livello superiore di spesa per trasporto (per raggiungre il luogo di lavoro) e ristorazione: 2.813 euro, contro i 1.579 euro delle famiglie in condizione di debolezza e i 1.706 euro delle famiglie dell’autosufficienza. Ovviamente il divario dipende da un insieme di fattori, il primo dei quali è il diverso modo di viaggiare, oltre alle differenze di qualità e costo nei trasporti e nella ristorazione. Ma la differenza è limitata. Non ci stupiamo di una spesa media vicina a tremila euro l’anno per il segmento in cui si concentra la classe dirigente del paese. Ci stupiamo molto di più della necessità per i due segmenti di fascia bassa di dovere spendere una parte non piccola del proprio reddito per recarsi al lavoro e poter lavorare.

Salute, istruzione, lavoro: le abbiamo chiamate aree del welfare maturo perché sono storicamente centrali nel welfare state. Sono spese insopprimibili o la cui rinuncia comporta gravi conseguenze per i familiari. Non è possibile eliminare le spese per recarsi al lavoro. Per lavorare le famiglie in condizione di debolezza economica devono spendere il 6,3% del proprio reddito netto, le famiglie agiate il 3,3%. Per la salute le famiglie della debolezza spendono il 7,8% del reddito, il doppio delle agiate (3,4%). Devono farlo per accedere a prestazioni che di fatto il SSN non eroga, o che non riesce a erogare entro tempi accettabili. Infine le famiglie del segmento della debolezza spendono per l’istruzione il 2,7% del reddito, le famiglie agiate l’1,3%.

E’ necessario un welfare pubblico che ridefinisca le prestazioni essenziali altrimenti inevitabilmente assisteremo al collasso della società.

Qui il documento: Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane

Qui un interessante articolo sul tema: IL REGIME EUROPEO DEI GOVERNI PD STA SPINGENDO L’ITALIA VERSO IL TERZO MONDO

By Tappo68

One thought on “Un’analisi sulla disastrosa situazione in cui versano le famiglie italiane”

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