Addio alla propria scrivania, addio privacy, addio ai colleghi con i quali si condivide uno spazio. Basta personalizzazioni dei luoghi di lavoro che ci facevano sentire un po’ più a nostro agio. Basta portapenne col logo della squadra del cuore, basta calendari da tavolo.

Basta ai vasi con tante piantine che davano un po’ di allegria e di “ossigeno” agli uffici.

I luoghi di lavoro dovranno essere asettici ed anonimi e soprattutto intercambiabili.

La condivisione all’ennesima potenza.

Al mattino si arriverà in ufficio e con un GPS si potrà trovare una scrivania libera ove poter sistemare il proprio “portatile” ed iniziare a lavorare.

Carta e documentazione? Superflua. Tutto su PC e di ciò che proprio non si potrà fare a meno, chessò un lapis, un blocco, ogni sera, prima di uscire dall’ufficio, si dovrà riordinare e sistemare nel proprio zainetto (ecco perché UBIS ce l’ha regalato mesi or sono…) e chiudere il tutto – portatile compreso – in un armadio.

E’ lo scenario che ci aspetterà con la realizzazione del progetto “Smart Working” che ha preso ufficialmente il via in Ubis. Alla base del progetto c’è la necessità di risparmiare spazio, perché si sa che lo spazio costa. Minori postazioni di lavoro rispetto al numero dei lavoratori, sperando di non andare mai in overbooking.

Ho esagerato?

E’ vero, ma solo per due aspetti; non è vero che gli ambienti di lavoro sono asettici (il caso “legionella” dello scorso anno a Roma ce lo ricorda) e non è vero che ci sarà un GPS a guidarci ogni mattina alla propria postazione, più semplicemente toccherà ad ognuno cercarsi una scrivania nella prima “isola” disponibile. Si andrà per tentativi sperando di non essere appunto in “overbooking”.

Per decenni, l’ufficio con moquette, scrivania in legno pregiato e piante di ficus era il simbolo che ci permetteva di dire di “essere arrivati”. Ora questo simbolismo è giunto alla fine, perito sotto la scure della riduzione delle spese.

Ridurre le spese, tagliare i costi. Un’ossessione.

Sta di fatto che, secondo numerosi studi di settore, gli uffici rimangono inutilizzati per almeno metà del tempo, a volte anche di più. “Nella maggior parte delle organizzazioni, l’utilizzo degli spazi di lavoro mostra un picco verso le 10:30 del mattino, quando circa il 30% dei dipendenti è al lavoro alla propria scrivania. Un altro 20% della forza lavoro è all’interno dell’azienda, ma lavora in sale conferenze o in aree di riunione informali” (Agilquest – WHY NOW: TECHNOLOGY ADVANCES)

Nelle analisi svolte da Ubis su un campione di circa 300 postazioni, la media dice che il 59% di queste è inutilizzata.

La domanda sorge spontanea. Ma dove sono questi colleghi? Possibile che tutti partecipino a conferenze, siano in trasferta, in ferie, in permesso oppure ammalati?

Sicuramente non in telelavoro, visto che l’Azienda, che vuole ridurre gli spazi disponibili, non vuole sviluppare questa nuova forma di organizzazione del lavoro.

Quindi?

Quindi dopo il car sharing è in arrivo anche il desk sharing; in fondo a chi importa di avere un posto di lavoro in un luogo confortevole, stimolante, sano ed accogliente? L’importante è che costi poco.

Ed a proposito di costi, quanto ci costeranno le centinaia di portatili che dovremo comprare – immagino – da HP (nostro partner in HR SSC)?

By aidos