Canfora risponde con una risposta molto eloquente: «Ha presente l’arco dell’imperatore romano Tito? Celebra la distruzione del tempio di Gerusalemme. È un monumento quanto mai esecrabile per gli ebrei ma nessuno si è mai sognato di chiederne l’abbattimento. Men che meno venne in mente al sindaco Ernesto Nathan di origini ebraiche…». La sintesi: «In generale, credo si possa dire che scatenarsi sui simboli sia una ginnastica inutile...». Ancora più chiaro ad ogni passaggio, Canfora aggiunge nell’intervista al Giornale altre riflessioni in merito alle legge Fiano e alla volontà di prendersela con i monumenti : “Anche la Costituente pur approvando l’articolo XII delle disposizioni transitorie e finali non fece alcun cenno ai monumenti. Né quelle, né la legge Scelba. Decisero di prendere in considerazione solo la ricostituzione del Partito fascista e l’apologia del medesimo. All’epoca della legge Scelba ci furono pressioni americane perché venisse vietato anche il partito comunista. Ma De Gasperi decise di soprassedere per evitare tensioni politiche… Ma già allora era chiaro che non aveva senso mettersi a scalpellare i monumenti. Che facciamo ci mettiamo a cambiare tutti i tombini che hanno un fascio littorio sopra? Abbattiamo l’Eur? Che senso ha?». Parole di grande equilibrio, quello che manca, con tutta evidenza agli iconoclasti a cui i simboli fanno paura.

 

Lo storico comunista Canfora: «È ridicolo togliere la scritta Mussolini Dux»

By aidos