Sulla soluzione adottata per salvare le ormai famose quattro banche italiane pesa un dubbio. L’onere del salvataggio è stato equamente ripartito tra detentori di obbligazioni subordinate, investitori al dettaglio e banche che hanno finanziato il fondo di risoluzione? Le domande senza risposta.
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Le domande per ora senza risposta
Pur riconoscendo che la disciplina comunitaria non consente alternative, sulla soluzione adottata pesa un dubbio sostanziale, che sta inquinando anche il confronto politico: la scelta effettuata ha consentito di ripartire equamente l’onere del salvataggio tra i detentori di obbligazioni subordinate, gli investitori al dettaglio e le banche intervenute a finanziare il fondo di risoluzione? Ciò a prescindere da qualsiasi preventiva criticità sulle modalità di collocamento e sul prezzo di vendita delle obbligazioni subordinate.
Per superare un simile dubbio è fondamentale comprendere se il prezzo complessivo dell’operazione sia stato equo in termini di binomio rischio-rendimento, nelle sue varie componenti e per i vari soggetti economici che hanno condiviso i danni.
Per farlo, si dovrebbe colmare il divario informativo sui seguenti aspetti:
- chi ha identificato i crediti dubbi che le quattro banche hanno ceduto alla bad bank? Sono state escluse dal processo di selezione le tre banche finanziatrici, che sarebbero state in palese conflitto di interesse? Una parere di congruità indipendente pare indispensabile.
- Qual è il tasso di interesse del prestito delle tre banche finanziatrici al fondo di risoluzione? Considerato che i rischi sono alquanto limitati e tenuto conto della circostanza che sul mercato i tassi correnti sono pressoché nulli o negativi per prestiti privi di rischio, un tasso fuori mercato qualificherebbe un improprio trasferimento di ricchezza a danno dei titolari delle passività subordinate.
- Secondo quale principio Cassa depositi e prestiti (e quindi de facto lo Stato italiano) è chiamata a prestare una garanzia per 400 milioni di euro per un impegno finanziario di tre banche private che ricevono una remunerazione per i rischi sostenuti? Quale prezzo è stato pagato a Cdp a fronte della garanzia? Laddove non sia stato pagato alcun prezzo per “l’opzione put” venduta da Cdp, tale prezzo è stato scontato in un minor tasso d’interesse sul finanziamento concesso dalle tre banche rispetto a quello di mercato?
- Qualora la stima definitiva della svalutazione dei crediti dubbi fosse più elevata di 17 centesimi perché è previsto che il profitto vada direttamente al fondo di risoluzione? Perché invece non si è ipotizzata una procedura per ripristinare una corretta redistribuzione dei rischi tra i vari soggetti economici, ivi inclusi i titolari di prestiti subordinati?
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