(…) Potrebbe finalmente realizzarsi il sogno che noi comunisti culliamo da anni: quello di una grande banca pubblica. (…) Si badi bene: nessuno rimpiange l’IRI della prima repubblica, devastata dal clientelismo e dalla corruzione. E poi, per finire, se le banche private sono cosi brave, come hanno dimostrato in questi ultimi anni, perché dovrebbero aver paura del pubblico? (UNA GRANDE BANCA PUBBLICA?)

Perché no ad una banca pubblica? Semplice,  perché non si tratta di un “fallimento del mercato”  o del “liberismo selvaggio”. MPS è una banca fino a ieri fortemente dipendente dalla politica ( e da un partito politico in particolare). E poi  perché le banche oggi sono private solo nel nome, non di fatto; persino le banche pubbliche di trent’anni fa erano più “private” di quanto lo sono le banche giuridicamente “private” di oggi. Si pensi per esempio a Credito Italiano, una banca gestita da bancari divenuti banchieri. La politica stava alla finestra, si limitava a passare una volta l’anno con la valigetta a ritirare il conquibus, perché all’epoca le banche facevano utili miliardari.  Forse Credito Italiano e Comit erano un’eccezione  nel panorama bancario italiano. Quello che è certo è che l’avvento del banchiere più amato dalla sinistra in Credito Italiano prima e la riforma bancaria Ciampi poi, hanno dato sempre più potere ai politici. L’ex CEO di Unicredit non ha mai negato di essere vicino agli ambienti di certa sinistra italiana, tanto da essere considerato il prossimo leader maximo in sostituzione del decotto Professore Prodi.

Due costosissime operazioni messe in campo da UniCredit dovrebbero far riflettere: l’acquisto della decotta ATF Bank e (la prossima  a portare i libri in tribunale) Capitalia.

Ricordo ancora questo post di cinque anni fa

6 Gennaio 2012 – I “compagni” regalano il carbone al “bancone”. – Unicredit non è più la banca preferita dalla sinistra italiana. Dobbiamo annotare quindi che i tempi in cui la sinistra lodava UniCredit (ed il suo “messia” Profumo) sono finiti.  Non è più il tempo in cui il Manifesto denunciava, in prima pagina, la liquidazione politica di  ”un banchiere di sinistra, di qualità, capace di mantenere in ordine e far crescere Unicredit” ( 22 Settembre). Così come Liberazione che sosteneva come Profumo avrebbe “rotto le regole non scritte del capitalismo italiano e il suo rapporto simbiotico con la politica, assicurando a Unicredit un profilo europeo, indipendente dai palazzi romani… vicino all’economia reale pur senza sostenere un’adeguata politica di intervento pubblico”.
Forse i compagni sono in rotta col il partito delle banche (il PD)?
Da quando Mr. Profumo si è reso disponibile all’impegno politico, il PD ne ha rivendicato la titolarità tanto che Repubblica non ha perso tempo ad indicarlo quale possibile candidato premier del centrosinistra in contrapposizione a Berlusconi. Mah, si vede che siamo già in campagna elettorale.

Per altri Istituti invece la politica l’ha sempre fatta da padrona, come in MPS dove a comandare è stato il PCI/PDS/DS/PD. Quindi i compagni gioiscono per la costituzione di una banca pubblica, che “pubblica” , nei fatti, lo è sempre stata. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

(…) Torniamo ai guai di Mps I problemi nascono da acquisizioni mal condotte, fatte senza valutarne l’ impatto industriale e patrimoniale e pagando cifre esagerate. Non mi riferisco solo ad Antonveneta, acquistata a 10,3 miliardi da Mussari (oltre tre miliardi in più di quanto era stata pagato due anni prima da Santander) dopo un solo anno di presidenza del Monte, un uomo che non aveva nessuna esperienza bancaria; ma anche all’ acquisizione di Banca Agricola Mantovana nel 1998, alla quale seguì l’ anno dopo quella di Banca del Salento per 1,2 miliardi, che ritenevo a quel tempo una cifra molto alta, sotto la presidenza del Prof. Fabrizi e dell’ Ing. De Bustis che proveniva dalla banca del Salento.(…) ma non dimentichiamo che poi Mussari venne promosso presidente dell’ Abi.
Se avesse fatto tutto da solo, poi non avrebbe fatto tanta carriera. (…)
(Consorte, la verità dell’ex capo di Unipol: “Perché non hanno salvato Mps ed Etruria”)

Non dimentichiamo che l’inchiesta della Regione Toscana sulla Fondazione e Banca Monte Paschi Siena ha accertato responsabilità della politica e dei vertici del management.

Esiste un meccanismo europeo, l’ESM, per la ricapitalizzazione degli istituti di credito. Il suo intervento è coerente con quell’“unione bancaria” (fatta di regole e impegni comuni) di cui i nostri governi sono stati sponsor entusiasti. Perché non si è scelto quella via, per il salvataggio MPS? Probabilmente perché con la carota dei quattrini sarebbe arrivato anche il bastone della richiesta di impegni precisi sul fronte della finanza pubblica.
Fa parte del cliche´ nazionale lamentarsi dello scarso rispetto delle regole da parte degli italiani. Ma i politici per primi aggirano le norme di cui sono entusiasti promotori. In un Paese che ama tanto le polemiche, gli accordi bipartisan si fanno solo per spendere i soldi degli altri.
(Sventare la tentazione statalista)

(Immagine: facciamosinistra!)

By Tappo68