Le lezioni da trarre dagli anni sotto l’islamismo

di Majid Rafizadeh  •  10 giugno 2018

Sintesi dell’articolo:

  • Gli iraniani della generazione di mio padre vivevano in un ambiente in cui la parte islamista del clero del Paese dava astutamente a vedere di essere innocua, sostenuta dalla gente e non interessata al potere. Pertanto, prima della rivoluzione, molti iraniani non pensavano che il partito di Khomeini avrebbe compiuto le atrocità che sta commettendo ora o che avrebbe avuto una sete di potere così inesorabile. Piuttosto, in quel periodo, il Paese pensava di essersi incamminato sulla strada verso la democrazia, e non si aspettava mai di tornare a un’era barbara. Perfino l’allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter considerava l’ayatollah Khomeini un sant’uomo.
  • Gli iraniani non si sottomisero a queste nuove leggi e si ribellarono. Questa rivolta fu affrontata con torture, stupri e uccisioni. Con il regime ansioso di annientare chiunque osasse opporre resistenza, la gente fu costretta ad arrendersi. Le attività quotidiane di tutti erano ormai sotto l’occhio vigile degli islamisti.

Molti penseranno ancora che sia impossibile che una cosa del genere accada nel loro Paese. Quello che non riescono a capire è che l’Iran è un esempio di come possa avere successo questa meticolosa presa del potere. In altri paesi, anche in Occidente, gli islamisti perseguono gli stessi metodi nel cammino verso la conquista del potere. È un processo silenzioso e subdolo fino al momento in cui ci si risveglia senza diritti, con una cultura della paura e senza alcuna sicurezza di vivere liberi o perfino di riuscire a vedere un nuovo giorno.

Qui l’intero articolo

By aidos