Per chi, a sinistra, ha la memoria corta…

 

L’amnistia che salvò il PCI da Mani pulite

by Eugenio Cipolla

image"Una mente raffinatissima ha fatto sì che nell’89 si votasse alla Camera un’amnistia che ha costituito l’argine, direi lo spartiacque della legalità. Chi ha preso soldi prima dell’89 ha le mani pulite, chi li ha presi dopo l’89 – nel ’90, ’92, ’93 – no". Quando Silvio Berlusconi pronunciò questo duro j'accuse era il 9 novembre 1999, decennale della caduta del muro di Berlino. Le leggi ad personam ancora non esistevano, la sinistra governava già da tre anni e mezzo e a Palazzo Chigi l'ex comunista D'Alema aveva da qualche tempo rimpiazzato il mite Romano Prodi.

E non fu certo un caso che, ripercorrendo la storia travagliata del comunismo, del suo fallimento, dei suoi crimini, Berlusconi mise il dito in una piaga ancora allora dolente per la classe dirigente post-comunista.

Quelle parole ovviamente scatenarono la dura reazione della gauche italiana, che non gradì di certo che la verità venisse resa pubblica in maniera così cruda e spietata. Tuttavia la legge numero 73 del 1990, intitolata “Delega al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’11 aprile del 1990, parla chiaro sull'ultima amnistia approvata dal legislatore italiano prima dell’ondata moralistica scatenata da Tangentopoli.

Nel novembre dell'89, con la firma dell’allora Ministro Guardasigilli Vassalli e il sostegno di tantissimi parlamentari del cosìddetto pentapartito, in quel momento al governo del paese, partì l'iter parlamentare di una proposta di legge che in appena sei mesi (nell'aprile 1990) venne approvata anche con il voto inusuale del Pci, allora all'opposizione.

Così i reati commessi fino al 24 ottobre 1989 vennero cancellati con un colpo di spugna, rendendo vano il lavoro di molte Procure, che da mesi si erano attivate per svelare la fitta rete di tangenti e corruttele. Compresi, ovviamente, i finanziamenti esteri illeciti percepiti dal PCI per oltre cinquant'anni, provenienti dal PCUS, il partito Comunista sovietico. Proprio nel 1989, la Procura di Roma stava svolgendo indagini che naturalmente, a seguito dell’approvazione di quella legge, si interruppero. Un caso, se pensiamo che fu lo stesso PCI a chiarire successivamente di aver percepito contributi dall'Urss fino al 1989.

Fu così che, parafrasando Berlusconi, il Partito Comunista, si poté presentare davanti a tutti come il partito delle mani pulite. Perché "se non si fossero aperti gli archivi moscoviti del KGB, avremmo potuto credere che quel partito fosse davvero il partito della mani pulite e non invece quello, come è in realtà, delle mani sporche. Mani sporche di rubli che grondano il sangue del totalitarismo sovietico".

Fonte: www.qelsi.it

By jvb