In Inghilterra ora la stampa rimpiange Berlusconi

by Riccardo Ghezzi – Qelsi.it

Immagine 3Potrebbe far discutere un articolo di ieri, pubblicato sul sito del Telegraph, il quotidiano politico più venduto in Gran Bretagna. Certo, farebbe discutere se solo i contenuti del pezzo a firma Bruno Waterfield fossero diffusi in Italia, proprio come quando la stampa estera bastonava Berlusconi.

Questo articolo, invece, è un pesante atto d’accusa nei confronti del governo tecnico Letta, del centro-sinistra italiano e dell’Unione Europea. A partire dall’eloquente titolo: “Italia in crisi. Berlusconi ritorna – tutto è perdonato”.

Ne riportiamo la traduzione

In Italia ormai si guarda con nostalgia ai giorni del governo Berlusconi, che significa che le cose stanno andando veramente male.

I disordini politici in Italia vogliono dire una cosa: che la crisi dell’euro zona euro è di nuovo all’orizzonte e per molti versi l’Unione europea ha solo se stessa da biasimare.

L’UE ha promosso la politica tecnocratica in Italia spodestando Berlusconi nel 2011 e inaugurando una nuova era di governi che non godono di sostegno elettorale.

Matteo Renzi, il politico di centro-sinistra che ha mandato via Enrico Letta, sarà il terzo leader non eletto in Italia in poco più di due anni. Il marciume si è insediato da quando Mario Monti, un tecnocrate che non era mai stato eletto a nessuna carica, è stato installato dal volere dell’Unione europea dopo che i leader europei spaventati dai mercati obbligazionari hanno messo in discussione pubblicamente la credibilità di Berlusconi nel novembre 2011.

Tolto Berlusconi i mercati si sono calmati, ma il sistema politico italiano, già instabile prima, è rimasto fatalmente indebolito.

Il curriculum di Monti nel mondo accademico e in Commissione Europea ha entusiasmato l’Unione europea, ma non gli ha dato l’autorità di cui aveva bisogno a casa.

Berlusconi sarà anche stato sommerso da scandali, ma è stato il premier di maggior durata dalla fine della seconda guerra mondiale e il terzo di maggior durata ad aver servito nel suo paese politicamente turbolento dopo l’unificazione italiana nel 1861.

E’ stato anche l’ultimo leader ad avere un mandato stabile, chiaro e democratico, e l’ultimo ad avere il peso e la legittimità politica per far passare le riforme.

“Rimpiangiamo Berlusconi, come siamo ridotti?” ha chiesto un diplomatico lo scorso venerdì.

Renzi erediterà un governo traballante con un record di decisioni evitate, messo insieme in modo goffo dopo che le elezioni hanno prodotto un parlamento senza una chiara maggioranza.

Il giovane politico è visto – come Monti prima di lui – come un cavaliere su un cavallo bianco, un salvatore dall’alto, una figura in grado di ripulire la politica in Italia.

Ma lui ha risultati contrastanti come sindaco di Firenze e non è sostenuto dalle elezioni nazionali, una debolezza potenzialmente fatale per un uomo che deve timbrare la sua autorità su un parlamento diviso con nessuna maggioranza.

Renzi erediterà un paese che non è riuscito ad approfittare di 18 mesi di tregua. Nell’estate del 2012, Mario Draghi ha promesso che la Banca centrale europea – di cui è presidente – avrebbe fatto “tutto il possibile” per salvare l’euro con l’acquisto di titoli di Stato. Così facendo ha salvato la moneta unica, ma ha tolto all’Italia e a altri l’urgenza di fare le riforme.

Da allora l’Italia non ha fatto nulla per attuare le riforme che servono a sostenere la sua economia vacillante e riparare il danneggiato sistema politico del paese.

Ora i nodi vengono di nuovo al pettine in Italia, in un momento in cui la capacità della zona euro di proteggersi da un nuovo focolaio di turbolenza dei mercati è stato gravemente danneggiato.

I guai sono in arrivo. E avendo gravemente ferito l’ordine costituzionale in Italia schivando le riforme, sono state gettate le basi per una nuova crisi.

By Bruno Waterfield

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