VIGLIACCHI!

Via Giornale d’Italia

L’eredità degli anni di piombo

Quarant’anni dopo, ancora affronti

Di nuovo imbrattata la stele di via Fani, ma il figlio di un agente ucciso rivela: “Ho incontrato figli e nipoti dei terroristi, sono coscienti degli errori madornali dei brigatisti”

Quarant’anni dopo, ancora affronti

Una ferita ancora aperta, e lo dimostra l’insana e morbosa attenzione che un semplice ricordo in marmo di quel pezzo di storia d’Italia continua ad esercitare. È stato di nuovo imbrattato il monumento che ricorda le vittime dell’agguato di via Fani, quando quarant’anni fa fu rapito dalle Brigate Rosse il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Sulla stele che ricorda i nomi dei cinque uomini della scorta dello statista uccisi dai terroristi è stata dipinta la sigla BR con il colore rosso. Il monumento era stato inaugurato il 16 marzo scorso, nell’anniversario della strage, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Mentre lo sdegno di istituzioni e mondo politico è stato immediato ed unanime, sono conclusi i rilievi dei carabinieri chiesti dalla procura di Roma. Gli accertamenti scientifici riguardano la vernice rossa utilizzata per la scritta. Al vaglio anche eventuali testimonianze e registrazioni di telecamere della zona che possano aver ripreso la scena.

Intanto però parole che vanno verso una riconciliazione arrivano da Giovanni Ricci, figlio di Domenico Ricci, uno dei carabinieri della scorta di Moro morto nella strage di via Fani. La sua rivelazione circa gli incontri con figli e nipoti di terroristi implicati nel sequestro lascia un messaggio di speranza. “Io ho incontrato alcuni figli e nipoti di brigatisti che hanno partecipato al sequestro Moro: hanno coscienza degli errori che hanno fatto i loro genitori e mi hanno chiesto anche perdono ma non sono i figli a dover pagare le colpe dei padri”. Ancora, Ricci ha sottolineato che i parenti dei terroristi con i quali si è confrontato “hanno coscienza degli errori madornali che hanno fatto i loro genitori nel violare la vita umana e hanno diritto di vivere una vita normale: hanno apprezzato molto le parole di distensione e di riconciliazione che io ho avuto nei loro confronti. Non sono i figli a dover pagare le colpe dei padri. Pur condividendo pienamente le parole di Gabrielli sulla differenza tra chi era dalla parte del male e chi del bene, io sto cercando disperatamente anche di marcare una differenza tra gli stessi brigatisti, tra chi ha ammesso le proprie colpe e gli irriducibili – aggiunge -. Chi ha sbagliato è un assassino e tale rimarrà, ma chi afferma il fallimento di un’ideologia e ammette di aver fatto l’errore più grande della sua vita è da considerare in maniera diversa da chi ancora incita all’odio”.

By aidos