Aveva scritto saggi importanti sulla Repubblica di Venezia, sul Risorgimento, sul movimento socialista, sulla Resistenza. Il suo ultimo libro era una raccolta di saggi edita da Donzelli nel 2013, Il fascismo e gli ebrei. Ma lo storico Angelo Ventura, scomparso venerdì 5 febbraio a Padova all’età di 86 anni, era famoso soprattutto per un episodio di violenza: l’aggressione che aveva subito nel settembre 1979 da parte di terroristi rossi. Impegnato direttamente nel contrasto alla violenza politica nella turbolenta realtà dell’ateneo padovano, dove all’epoca l’Autonomia operaia aveva un forte radicamento, era stato assalito da un commando del cosiddetto Fronte comunista combattente ed era rimasto ferito a un piede: dotato di grande coraggio, aveva tuttavia risposto al fuoco e messo in fuga i sicari.

Tratto da: Addio ad Angelo Ventura. Rispose al fuoco dei terroristi

Il professore fu vittima di una programmata e progressiva escalation di violenze che culminò nell’attentato del 1979: il 26 settembre venne ferito in un attentato del Fronte Comunista Combattente, la banda armata dei Collettivi Politici Veneti, uno dei gruppi dell’Autonomia operaia organizzata. Venne colpito perché non si era mai piegato alle intimidazioni mafiose degli autonomi e aveva contribuito con la sua analisi lucida e coraggiosa del fenomeno eversivo alle indagini della procura padovana. Le modalità dell’attentato e il documento di rivendicazione manifestarono che in realtà i terroristi avrebbero voluto uccidere Ventura. Infatti contro il docente furono sparati ben 4 colpi di pistola e solo la sua pronta risposta al fuoco mise in fuga gli attentatori. Il documento di rivendicazione “Colpire gli uomini e i centri della controguerriglia capitalistica” risulta di grande interesse anche a tanti anni di distanza per ricostruire il delirio sanguinario della strategia di Autonomia e capire il clima di terrore causato dai gruppi eversivi.

Tratto da Il rigore dello storico e il coraggio di un professore che non si piegò alle minacce e alla violenza dei terroristi. Un ricordo di Angelo Ventura

Gli storici delle generazioni future potranno ricostruire i fatti con maggiore sicurezza e precisione, alla luce dei documenti d’archivio resi accessibili, di carteggi privati e di nuove fonti memorialistiche e diaristiche; ed elevarsi ad una visione più meditata e comprensiva, guardando ad un’epoca ormai passata da una diversa e più ampia prospettiva di lungo periodo, creata dai successivi svolgimenti del processo storico. Si pensi all’esito brutalmente tragico e catastrofico del fascismo, e al crollo del comunismo, che nel secolo scorso parevano annunziare l’avvento di una nuova era di tirannidi totalitarie sulle ceneri della civiltà occidentale. Ma restituire alla conoscenza storica il clima etico-politico e culturale, penetrare nella mentalità e nelle sensazioni degli uomini vissuti in un’altra epoca, è più duro e incerto mestiere, fonte di equivoci e incomprensioni, di giudizi anacronistici e di facili arroganti moralismi, indotti anche, per converso, da nuovi e persistenti pregiudizi ideologici e da finalità pratico-politiche incompatibili con lo sforzo di comprensione e di obiettività – nel senso weberiano di probità intellettuale – proprio della ricerca storica”.

Tratto da: Angelo Ventura, uno storico contro il terrorismo

Immagine tratta dal sito dell’Università di Padova

By Pigi