“Un’operazione geniale”, la definiscono gli addetti ai lavori, ma tutta caricata sul contribuente: ricapitalizzazione, benefici fiscali delle Deferred tax asset, bad bank con le cause legali, filiali a Mcc (150 al Sud) e crediti problematici ad Amco sono tutti interventi che ricadranno ancora sulle spalle della galassia pubblica.

(…) Dunque, più che una fusione pare un’acquisizione di ramo d’azienda post-spezzatino, perché UniCredit intende lasciar fuori anche molti altri attivi fra cui marchi, entità legali che danno lavoro a circa 5-6 mila dipendenti, un quarto della forza lavoro complessiva di Siena (oltre 21 mila dipendenti).

Se a questi si aggiungono anche i 5.000 complessivi impiegati in giro per l’Italia (2.100 a Siena e il resto a Padova, Mantova, Lecce e Roma) sulle funzioni di direzione, il numero dei bancari dal futuro incerto sale di molto: a circa 10 mila, metà della forza lavoro del Monte, un’autentica bomba sociale. Ai livelli dell’ex Ilva di Taranto e di Alitalia.  (…)

Tratto da UniCredit non vuole il marchio Mps. Poi spezzatino. 10 mila bancari a rischio

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e Unicredit-Mps-Banco Bpm non piace. I soci del Banco rischiano di restare a terra – MilanoFinanza.it

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