I progetti ed i discorsi  sull’outsourcing che tengono banco in questi mesi in Ubis non sono una conseguenza di questi anni di crisi, una risposta del nostro Management alla necessità di trovare rapidamente nuove risorse. Ha radici lontane, probabilmente già con l’assunzione – alcuni anni fa – di un uomo di punta dell’IBM (nonché di Posteitaliane,  Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa e Banca Intesa Sanpaolo,  Banco di Santo Spirito, Siemens, ENEL ed Albacom): il Dr. Messina.

Il “Messina pensiero” sulla necessità di  un outsourcing dell’IT in UBIS è noto ed è pubblico fin dal 2003.  La problematica economica, organizzativa e persino filosofica la si può leggere nel Messina’s blog .

Il Dr. Messina per avallare la sua tesi sull’opportunità della cessione di rami aziendali chiama persino in causa  Jeremy Rifkin  ovvero colui che da economista ed attivista ha lavorato per ridurre l’impatto sociale della profonda automazione del mondo del lavoro ed ha sempre posto l’individuo al centro della società. E’ cioè  l’uomo il solo in grado di far crescere e sviluppare l’intera umanità.

Le ragioni sono molteplici; innanzi tutto c’è il cambiamento di atteggiamento verso il concetto di proprietà privata, uno dei principi fondanti delle strutture e delle relazioni sociali della modernità.

Sono le stesse ragioni, immagino, che spingono UBIS a porre in essere l’esternalizzazione di migliaia di lavoratori, o no?

Il post è interessante, eccone un assaggio:

Sfortunatamente, al di là dei trend positivi, la definizione di questi contratti è una delle attività più difficili da realizzare; occorre ottenere una combinazione di ottimi skill, ottima qualità del servizio, bassi costi e rischi minimi, in un contesto in cui i due attori , l’External Service Provider (ESP) ed il cliente, hanno spessissimo diversi obiettivi e diverse figure economiche in mente. 

Aiuto! Diciamolo ai colleghi tedeschi che si sono espressi pubblicamente sconfessando le capacità di questo Management…

Al di là delle facili promesse di alcuni commerciali, il grado di riduzione dei costi dipende poi dal livello di inefficienza dal quale si parte. Alcune installazioni hanno dei costi operativi che sono già più bassi delle best practices degli outsourcers; in questo caso il rischio, che è quasi una certezza, sarà di trasformare l’outsourcing in un servizio finanziario.

Quindi i lavoratori di Ubis sono palesemente inefficienti?

Più di un contratto di outsourcing quindi si dovrebbe parlare di un miracolo di equilibrismo, un matrimonio difficile, in cui sarebbe bene non avere ne vinti ne vincitori. Un matrimonio, dove si ha successo solo se entrambe le parti rinunciano a qualcosa per la soddisfazione dell’altro; un accordo dove, per trovare la propria soddisfazione bisogna essere tutti leggermente insoddisfatti.

Help!

Outsourcing: insoddisfatti con soddisfazione ?

Buona lettura.

By aidos