tratto da maurizioblondet.it
(…) Io sono abbastanza vecchio da ricordare un tempo in cui un magistrato, specie in provincia, non partecipava a feste e inviti di persone importanti, ancor meno politici, perché non si potesse sospettare che era “amico” di gente che, magari, avrebbe dovuto inquisire.
Lo so, sembra impossibile, ma c’è stato un tempo in cui i magistrati sapevano che la loro funzione esigeva questo appartarsi ascetico: per la salvaguardia dell’autorità, che è cosa molto diversa dal potere, e della dignità dell’Ordine. Era prima dell’avanzameno automatico nelle carriere . Non a caso “Ordine” si chiamava quello giudiziario, un ricordo di una laica investitura sacerdotale. I magistrati d’oggi si sono conquistati la prerogativa di giocare su tutti i tavoli: lasciare i tribunali per farsi eleggere in un partito, poi tornare in aula come giudicanti o accusatori, fare comunella con amici di partito e anche con avvocati, diventare addetti di un ministro e poi tornare procuratori. Ebbene: questo è patologico, ed è per questo che noi italiani dei giudici abbiamo paura, non rispetto. (…)
Altri tempi, altri tempi !
Gli onorevoli erano Onorevoli, il senso dello Stato era Senso dello Stato e nella giustizia il cittadino aveva fiducia.