Inarrestabile decadenza spacciata per progresso.

Ma in fondo, dal mangiare gli insetti per salvare il pianeta allo smettere di fare figli è un attimo. Questo poi fa il pari con la politica immigrazionista. Noi non facciamo figli ma importiamo quelli altrui per cercare di tamponare l’inevitabile invecchiamento della popolazione (e relativo rischio dissoluzione del welfare di stato che è già di per sè carente).

Intanto l’Italia si è già portata avanti e grazie alla gestione fallimentare della pandemia del duo Conte/Draghi è, con Russia e Stati Uniti, tra i Paesi che hanno registrato variazioni più elevate dei tassi di mortalità grezzi (definito come il rapporto tra il numero di morti in un determinato anno ogni mille abitanti) nel 2020 rispetto al 2019. Il vecchio Gates già ci ha messo in guardia. Arriveranno nuove pandemie, occorre ridimensionare gli abitanti del pianeta.

In un articolo de La Stampa del 10 agosto 2020 (Questi numeri ribaltano il futuro del mondo) riprendendo un articolo pubblicato da The Lancet in realtà si dice l’opposto: lo studio, pubblicato il 14 luglio, riguarda la popolazione mondiale dal 2017 al 2100 e lancia un allarme: la più grande crisi di tutti i tempi sarà demografica. Non la scarsità di risorse ma la mancanza di bambini è il grande rischio che corre l’umanità. Non solo: il collasso demografico trascina con sé il crollo dei consumi e quindi dell’economia. Senza le braccia, l’intelligenza e la creatività dei giovani, anche il progresso tecnologico potrebbe entrare in crisi.

Ocio ne?

By aidos