Fumo e specchi: Sei settimane di violenze al confine con la Striscia di Gaza

di Richard Kemp  •  14 maggio 2018

L’articolo in sintesi:

  • La tattica di Hamas di utilizzare fumo e specchi per nascondere le proprie manovre sul confine con la Striscia di Gaza è la perfetta metafora di una strategia che non ha possibili scopi militari, ma cerca di ingannare la comunità internazionale criminalizzando uno Stato democratico che difende i propri cittadini.
  • Le Nazioni Unite, l’Unione Europea, le ONG, i responsabili governativi e i media – i principali obiettivi di Hamas – sono stati raggirati di buon grado. Ad esempio, il titolo di un articolo pubblicato dal Guardian, “L’uso della forza letale per intimidire le manifestazioni di protesta non violente da parte dei palestinesi”, travisa palesemente la realtà violenta che è dinanzi agli occhi di tutti. Allo stesso modo, la ong Human Right Watch afferma che siamo di fronte a un movimento che “afferma il diritto al ritorno riconosciuto dalla comunità internazionale ai palestinesi”.
  • In realtà, queste manifestazioni di protesta sono tutt’altro che pacifiche e non perseguono alcun cosiddetto “diritto al ritorno”. Piuttosto, sono operazioni militari attentamente pianificate e orchestrate, volte a sfondare i confini di uno Stato sovrano per compiere omicidi di massa nelle comunità adiacenti, usando i propri civili come copertura. Lo scopo è criminalizzare e isolare lo Stato di Israele.
  • Hamas intendeva raggiungere l’apice delle violenze al confine di Gaza il 14 o il 15 maggio, in coincidenza con il 70° anniversario della nascita dello Stato di Israele, l’apertura dell’ambasciata americana a Gerusalemme e l’inizio del Ramadan – una tempesta perfetta.

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By aidos