“Il governo cinese, sempre più incline a punire coloro che criticano le loro politiche in merito alla regione dello Xinjiang, costringe le aziende straniere a fare una scelta che esse hanno cercato accuratamente di evitare: appoggiare la Cina o uscire dal mercato cinese. (…) Il Partito Comunista si ritiene sempre più in grado di esercitare pressioni economiche sugli altri, usando ‘il potente campo gravitazionale’ della seconda economia mondiale. (…) La scelta tra il redditizio mercato cinese e i valori che le aziende professano nel resto del mondo sta diventando inevitabile…” – The Economist, 27 marzo 2021.


Il governo cinese sta boicottando i brand di abbigliamento occidentali per aver espresso preoccupazione in merito al lavoro forzato nello Xinjiang, la più grande regione della Cina. Le aziende subiscono pressioni perché elimino dai loro siti web le informazioni relative alle politiche aziendali sui diritti umani, cambino idea in merito alla decisione di non acquistare il cotone prodotto nello Xinjang e rimuovano le mappe che raffigurano Taiwan come un Paese indipendente. Lo sconto si è inasprito dopo che il 22 marzo l’Unione Europea e il Regno Unito si sono uniti a USA e Canada per imporre sanzioni contro alcuni funzionari cinesi per le violazioni dei diritti umani compiute nello Xinjiang, una remota regione autonoma nella parte nord-occidentale della Cina.

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Immagine: Arcipelago Laogai

By aidos