(…) L’eventualità che gran parte dell’aumento di capitale di Vicenza resti inoptato è molto concreta. Ghizzoni si è affrettato a far sapere al governo che, arrivati al dunque, se le adesioni all’offerta pubblica fossero troppo basse, UniCredit farebbe in modo da bloccare l’operazione. Molte volte, alla vigilia di un’offerta di azioni od obbligazioni, si registra la freddezza del mercato e si innesta la retromarcia. Nel caso di Bpvi la cosa è un po’ complicata: lo stop sarebbe letale per tutto il sistema. Analoga preoccupazione ce l’ha Intesa Sanpaolo, che ha la stessa posizione di UniCredit nella seconda testata del missile, Veneto Banca.

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Per Ghizzoni e Messina il vantaggio sarebbe triplice: dividere l’onere finanziario con altri soggetti, avere una partnership pubblica, poter raccontare agli azionisti che si è intervenuti in un’operazione “di sistema” anziché spiegare che si sono spesi 2,5 miliardi in tutto per salvare due banche venete distrutte dalla mala gestione. Per Ghizzoni il problema è particolarmente spinoso, perché coincide con il ritorno insistente di voci che lo vorrebbero promosso alla presidenza per fare posto a un nuovo amministratore delegato. L’agitazione al vertice di UniCredit è aggravata dalla grana Bpvi. Il progettato “veicolo” però non marcia, mentre il tempo stringe. (…)

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By jvb