Gli impresentabili: elezioni regionali abruzzesi
by QELSI.IT

Man mano che in aria di elezioni mi aggiro in terra abruzzese, il mio occhio non riesce a districarsi dal cogliere un ingente numero di impresentabili.
Credete che stia parlando dei politici? No, affatto, vi sbagliate.
Dei politici conosciamo vita morte e miracoli, anche quello che non saremmo tenuti a conoscere e, credetemi, quando qualcuno o qualcosa lo conosci, in fondo, non fa paura.
Gli impresentabili di cui sto parlando sono altri; non sono impresentabili alle cariche istituzionali, bensì impresentabili alle urne; proprio così, molti impresentabili li ho visti tra gli elettori, i mandanti, quell’orda scomposta di uomini e donne che, tutti santi inquisitori della politica, il 25 maggio si riverseranno nei seggi, impugneranno la matita e metteranno la croce.
Di questi impresentabili ho timore, proprio perchè non sono radiografati quotidianamente dai media ma sono invisibili, silenziosi, impalpabili, protetti dall’anonimato della loro molteplicità.
Sarebbe opportuno operare un distinguo tra “grandi impresentabili” e “piccoli impresentabili”.
Alla prima categoria appartengono, ad esempio, gli evasori fiscali (nel 2013 in Abruzzo un totale di 560 milioni di euro di evasione fiscale), gli abusatori edilizi (37. 220 unità abusive scoperte in Abruzzo nell’ultimo triennio), i datori e i beneficiari del lavoro nero (più di 57 mila in Abruzzo), i falsi invalidi (5,8% nel territorio abruzzese) e, per non dilungarci in una lista lunghissima, diciamo “tutti coloro che sono stati artefici di grandi illegalità”.
Quanto ai “piccoli impresentabili”, bisogna ammettere la difficoltà di tracciare un unico profilo, tuttavia è possibile appastellare una serie sterminata di panorami umani non poco evocativa.
Ho visto donne che, dopo essersi lamentate degli sprechi della sanità abruzzese, hanno pregato in ginocchio il medico per far ricoverare il padre con il mal di pancia perchè… “sto più tranquilla se sta qui piuttosto che a casa”; ho visto medici non fare la diagnosi clinica, ma sparando subito a zero costose indagini strumentali; persone che, sconfitte nell’ottenere l’esenzione dal medico di Chieti, sono andate alla Asl di Guardiagrele e, se ancora non gliel’hanno data, si sono spostate a Lanciano…; intere famiglie che hanno intestato i supporti tecnologici (Iphone, ipad, smartphone, portatili, automobili…) sul genitore invalido perchè ha la 104 e l’Iva al 4%.
Ho visto impresentabili tra i giovani: ragazzi con un diploma di laurea in –sceneggiatura orientale applicata ai tendaggi–, dire: “non trovo lavoro perchè il sistema fa schifo”.
Allo stesso modo, il sabato sera a corso Manthonè, ho visto uno dei tanti spettacoli di giovani con i sensi intorpiditi, rifugiati nell’alcool e droghe, per paura di tirare fuori le palle e affrontare la vita a muso duro.
Ho visto quelli che potrebbero essere benissimo i loro genitori, lamentarsi delle raccomandazioni e aggiungere subito dopo: “quando c’era R. G. era tutto diverso, ho chiesto se assumeva tutta la mia famiglia alle poste e il giorno dopo erano tutti assunti”.
Ho visto impresentabili in chiesa: persone che quando si accorgono di aver infranto 4 comandamenti su 10 cominciano a dire: “credo a modo mio”.
Ho visto impresentabili sui social network: quelli che sono contro il sistema e fanno la rivoluzione su facebook, dopo pranzo (quasi tutti grillini).
Ho visto geometri iscritti alla massoneria, che hanno lasciato dopo 1 anno, quando si sono accorti che le cene costavano come al Rotary e al Lions; amministratori che mandavano due volte lo stesso bollettino ai condomini anziani e aterosclerotici, sperando che pagassero due volte; uomini imboscati negli uffici; piazzisti che comprano da grossisti cinesi, tagliano le etichette e spacciano la merce per italiana… ho visto, ho visto, ho visto così tanto che non è la penuria di ciò che ho visto che mi intima di fermarmi, ma solo il mio stomaco che, via via che scrivo, si sta aggrovigliando sempre di più su se stesso e mi impedisce di continuare su questo registro.
Non so se vale la relazione per cui: più una persona è impresentabile e più è inquisitrice: per rispondere a questo dilemma faccio sempre appello a un vecchio detto che dice: “quando punti il dito indice per condannare, ricordati che tre dita rimangono puntate verso di te”.
Non ci resta che sperare che tutti questi impresentabili, il 25 maggio, siano guidati dalla divina provvidenza ma, soprattutto, speriamo che ognuno di questi impresentabili non trovi mai qualcuno che la pensi precisamente come loro, poiché in due sarebbe già un partito.

By aidos