Alle 8,20 del mattino Luigi Marangoni esce con l’auto dalla rampa del garage per recarsi al lavoro. Il commando è già lì in agguato. In quattro, armati di mitra e di lupara, bloccano subito l’auto di Marangoni e sparano in tre su di lui. Il bersaglio non è difficile poiché, nonostante le minacce ricevute, non è scortato. Il corpo del dott. Marangoni viene crivellato di colpi, così come l’auto.

I terroristi fuggono, riescono ad allontanarsi e a far perdere le loro tracce nonostante che un’auto della Questura con targa civile accorra richiamata dagli spari e il funzionario ed il suo autista ingaggino uno scontro a fuoco coi banditi. 

La corsa al Policlinico sarà inutile e Marangoni muore lasciando la moglie Vanna Bertelè , la figlia Francesca di 17 anni e Matteo di 15 anni. Luigi Marangoni dirige il Policlinico di Milano che, tra gli ospedali milanesi, è quello dove trova maggior esca il proselitismo delle B.R. Il dirigente si è sempre opposto a questo clima di tensione e ha cercato di sanarlo con provvedimenti disciplinari ed esposti alla magistratura. Ha ricevuto molte minacce culminate nella sua efferata uccisione. L’uccisione viene rivendicata con una telefonata ad un giornale a nome delle Brigate Rosse – colonna Walter Alasia – brigata Fabrizio Pelli.

(Fonte: http://www.vittimeterrorismo.it)

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