Chi non vuole il Presepe nelle scuole non è persona ospitale, è persona arida

by Helmut Leftbuster

presepeDa ogni parte d’Italia si elevano ormai grida e imprecazioni di genitori sdegnati perché qualche preside un po’ pavido, svogliato e pusillanime, anziché ragionare sull’opportunità di provvedimenti esclusivi della tradizione di casa nostra, preferisce darla vinta a chi la cagnara, dal lato opposto, sa farla sul serio.
Ricordiamo a tutti che i processi culturali e sociologici non sono predestinati da forze trascendenti, ma sono sudati da chi tira con maggior vigore e convinzione l’elastico degli eventi dalla propria parte: l’elastico di per sé è inerte, quindi, se nessuno oppone resistenza a coloro che vorrebbero strapparcelo per modificare la società a favore delle loro convinzioni e dei loro costumi, non ne uscirà una società più giusta, ma solo una società meno libera.

E’ naturale che la pressione inculturazionista degli immigrati – e dei radical-chic che ne vogliono i voti – si faccia sentire; ma non è naturale che ad essa non si possa opporre una forza uguale e contraria che legittimamente ne freni l’atteggiamento da “bagordo libero” e da detentori dei “diritti assoluti“.
Nessuno di noi deve niente a chi arriva da fuori, nessuno lo prega di venire. E’ gente dura, benestante, convinta di ciò che è e determinata a strappare a chi la ospita il proprio di modo di essere, pur di affermarsi su un territorio del quale, è evidente, non amando le tradizioni, vuole solo lo spazio. E più glielo si lascia fare, più lo farà in futuro a scapito di chi avrebbe l’unica colpa di onorare le proprie usanze, di vivere l‘affettività familiare e il focolare domestico anche attraverso la creativa poeticità di un presepio, col suo muschio raccolto nei boschi, la sua cometa fatta con le mollette del bucato quando eravamo alle elementari, le sue statuine i cui volti ci son familiari sin da bambini, il suo valore storico e storiografico. Ebbene, gli ossessi terzomondisti son davvero convinti che strappando tale poesia ai nostri figli, senza sostituirvi nulla in nome di questa sorta di “par condicio mondialista” che vorrebbero imporre, gli ingressi delle nostre scuole risulterebbero più allegri, accoglienti e benevolenti verso chi entra? No, cari signori: risulterebbero solo più tristi, grigi e aridi come l’animo di chi, con la pagliacciata dell’uguaglianza, è alla forsennata ricerca di indistinzione.

Persino gli astronauti delle missioni internazionali si portano sulle stazioni orbitanti i pasti confezionati ognuno secondo le usanze del proprio paese d’origine; ma l’Italia non è una piattaforma spaziale lasciata come un canotto sgonfio a largo del pianeta Terra: l’Italia è l’Italia.
Buon Natale a tutti.

 

(Via Qelsi.it)

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