L’insulto al superiore non vale il licenziamento

L’utilizzo da parte del lavoratore di parole offensive e volgari nei confronti di un responsabile aziendale a lui gerarchicamente sovraordinato costituisce insubordinazione di grado lieve e giustifica, alla luce della disciplina delineata dal contratto collettivo, una mera sanzione conservativa, risultando sproporzionata, per contro, l’irrogazione di un provvedimento espulsivo. A tale conclusione è pervenuta la Cassazione con la sentenza 2692/15 sul presupposto che ad attenuare gli effetti della condotta offensiva e volgare contro il superiore, come tale connotata dei tratti tipici della insubordinazione, si ponevano la convinzione del lavoratore di essere vittima di una delazione e l’ulteriore circostanza per cui non era stata rifiutata da quest’ultimo la prestazione lavorativa e neppure risultavano contestati i poteri gerarchici del responsabile aziendale.

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By jvb