Chi vive nella pubblica amministrazione o campa di politica (se poi le due cose coincidono ancora meglio) non può che dirsi addolorato della (pessima, e qui condividiamo) riforma Delrio che ha messo le #Province in una sorta di limbo.

La pessima riformaccia operata da Delrio, ha scaturito un florilegio di menzogne, equivoci, caos amministrativo, violazioni di norme di legge dal 2014 che ancora produce i suoi pessimi effetti.

L’obiettivo del PD era nobile; come tutte le riforme e le leggi che si sono succedute negli ultimi anni, intervenendo sull’assetto degli enti intermedi, muoveva da due obiettivi programmatici: risparmi e semplificazione.

Semplificazione, perché eliminare un livello amministrativo avrebbe significato meno burocrazia, conflitti di competenze, sovrapposizioni tra enti. Risparmi, perché – oltre all’eliminazione delle indennità degli eletti – il sistema degli enti locali ne avrebbe guadagnato in efficienza.

Ma come fu a suo tempo per l’altra riforma targata PD (riforma del Titolo V della Costituzione – federalismo) anche la riforma delle Province ha generato solo caos.

Di risparmi “ghe nè minga”, l’ultima valutazione della Corte dei Conti indica un costo – per il solo personale – di 1 MILIARDO di euro all’anno. Questo perchè le competenze già disponibili in Regioni e Comuni ma a loro mai traslate, comporta la creazione di una duplicazione di strutture con dirigenti, segretari provinciali , direttori generali, lavoratori… Si pensi che esiste anche la POLIZIA PROVINCIALE!!!

Un piccolo escursus sulla storia delle Province

Tratto da : Province addio, anzi no: storia dell’ente locale meno amato e mai abolito:

Le Province sono una delle tante eredità che l’Italia ricevette dal modello burocratico francese in voga nel Regno di Sardegna. Il loro padre fu Urbano Rattazzi, che ne fissò l’ordinamento nel 1859 dopo che Torino conquistò la Lombardia. A renderle invece deboli, nell’Italia della Repubblica dai conti pubblici sempre febbricitanti, è il loro ruolo di vaso di coccio fra due vasi di ferro come i Comuni e le Regioni. Che cosa fa la Provincia? Il pacchetto delle loro competenze è sempre stato troppo indefinito per farle apprezzare dai cittadini. Le Province gestiscono 132mila chilometri di strade; ma sono strade spesso “minori”, che fanno notizia solo quando diventano inservibili a causa della manutenzione azzerata dai tagli. Si occupano degli edifici scolastici; ma solo negli istituti superiori perché la bizzarra legislazione italiana ha affidato invece elementari e medie ai Comuni. Con il risultato di dare un colore politico anche alla neve: perché è capitato più volte che sindaci di centro-sinistra abbiano tenuto aperte le elementari in polemica con presidenti di Provincia di centro-destra che le chiudevano per neve. O viceversa. (…) Il colpo di grazia alla riforma arriva però il 4 dicembre 2016, con il referendum che travolge il governo Renzi. La «Delrio» era stata pensata come ponte verso l’uscita delle Province dal testo della Costituzione. Ma i «no» vincono, e la Repubblica continua a essere «costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato» (articolo 114). (…)

Nel frattempo però la riforma #PD ha tolto al popolo la possibilità di scegliere a chi affidare la guida di questo ente. Risultato? Non sono state abolite le Province, bensì gli elettori delle Province, cioè i cittadini. La gestione avviene su decisioni solo partitiche e con accordi e accrocchi tra questi.

Quindi non deve mereavigliare se c’è chi, come l’attuale Presidente della Provincia di Monza (nonchè Sindaco di #Meda) vorrebbe riportare in auge un istituo ormai vetusto e superato.

Il Presidente #Santambrogio:

(…) Mi chiedo se l’onorevole Graziano Delrio ha avuto ripensamenti sulla sua riforma, se ha avuto un ravvedimento su quello che ha fatto dopo quanto è successo e dopo il ripensamento del Pd. Oggi anche il Partito  democratico sostiene le Province, anche se con minor vigore rispetto alla Lega. (…)

Tratto da: Il presidente Santambrogio tende la mano al centrosinistra

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By aidos