Il Governatore Ignazio Visco è intervenuto ieri, 30 ottobre,  alla 89ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata a Roma dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (ACRI). Il Governatore non ha perso occasione, proprio nella giornata precedente lo sciopero nazionale dei bancari indetto da confederali ed autonomi, di richiamare l’attenzione sul costo del lavoro negli istituti di credito.

“ L’incidenza dei costi operativi sul margine d’intermediazione, pari nei primi sei mesi di quest’anno al 62 per cento, è di circa 5 punti percentuali superiore a quella media delle maggiori banche europee. Tenuto conto della dinamica del credito, dei ridotti margini unitari, della domanda contenuta di prodotti del risparmio gestito, nella situazione attuale è difficile ipotizzare un significativo aumento dei ricavi bancari.

Nel breve termine il recupero di redditività esige interventi decisi sui costi, inclusi quelli del lavoro che rappresentano oltre la metà di quelli complessivi. Su questo fronte sono stati compiuti [banner align=”alignright”]

progressi ma occorre coinvolgere e responsabilizzare tutte le parti in un’azione non dissimile

da quella che nella seconda metà degli anni novanta permise di ridurre il divario rispetto ai principali sistemi bancari esteri. “

Nella relazione quindi un esplicito richiamo alle parti sociali affinché continuino nell’opera intrapresa più di 2 lustri or sono nella rinuncia ad ogni pretesa economica e ad un continuo abbandono dei diritti che la categoria ha faticosamente conseguito nel tempo. E c’è da credere che le Organizzazioni Sindacali, confederali ed autonome, sapranno farsi carico di questo arduo compito così come fatto in passato. E lo sapranno fare così bene da far credere ai lavoratori che la loro azione sarà un successo pieno e meritato per l’intera categoria (basta vedere l’ultimo contratto firmato!).

Una piccola tirata d’orecchie il Governatore c’è l’ha anche per i Top Manager:

“ Di questo sforzo non potrà non essere parte qualificante una revisione, anch’essa decisa, delle remunerazioni dell’alta dirigenza. “

Robetta. Onestamente ci aspetteremmo qualche cosa in più da chi presiede l’Organo di Vigilanza del mondo bancario italiano. Gli attuali Manager non solo hanno lautamente spremuto il sistema (e continuano a farlo!) ma sono ancora tutti saldamente ai loro posti di comando (alcuni hanno solo cambiato casacca). Costoro sono  “intoccabili”, nonostante gli errori commessi in un passato neppure troppo lontano e costati miliardi di euro agli stakeholders e/o ai contribuenti (Monte Paschi docet, ma ben 13 sono gli Istituti di credito commissariati).

Un piccola ammissione dei pessimi intrecci fra politica, banca e società “amiche” con una commistione di ruoli tra banca e politica; troppo spesso i Manager delle banche arrivano dalle Fondazioni per cui non si riesce più a distinguere tra banchieri prestati alla politica e politici prestati alle banche.

“ Spesso le banche italiane, oltre a erogare credito, partecipano direttamente al capitale delle imprese. Il legame partecipativo non deve essere fonte di distorsioni nelle scelte di erogazione del credito, dare luogo ad atteggiamenti finalizzati a ritardare l’emersione di situazioni di difficoltà dei debitori. Questi rischi, come tutti quelli derivanti da rapporti con soggetti strettamente legati alle banche, devono essere opportunamente presidiati dagli organi aziendali. “

“ Va evitato il passaggio dai vertici delle Fondazioni a quelli delle banche. Su questi fronti occorre conseguire con prontezza progressi significativi. “

Intanto prepariamoci a nuovi esuberi. Banca d’Italia auspica nuovi  processi d’aggregazione per recuperare efficienza e l’ulteriore sviluppo di canali tecnologici.[banner network=”adsense” size=”336X280″ type=”default” align=”alignright”]

“ Il contenimento dei costi richiede un radicale ripensamento dei canali distributivi, che sfrutti appieno le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. “

 “ E’ un compito non facile, che richiede una trasformazione profonda dell’organizzazione e dell’assetto operativo delle banche e investimenti considerevoli nella formazione del personale. ”

“  Aggregazioni mirate, fondate su presupposti economici robusti, potranno facilitare i processi di ristrutturazione  e di recupero di efficienza.“

Fa quasi tenerezza leggere come il Governatore creda ancora che le banche italiane abbiano interesse ad investire in formazione. Il lavoratore non è più il fulcro del sistema bancario; non a caso da molti anni i banchieri stanno mettendo in discussione la centralità della figura tradizionale del lavoratore: il lavoratore assunto a tempo pieno, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e con diritto alla stabilità.

Inoltre, in un crescente numero di casi le banche si rivolgono alla consulenza ed ai “prestatori – esterni – di manodopera” piuttosto che formare al proprio interno le figure professionali necessarie. Quale crescita professionale per i lavoratori del credito se i loro datori di lavoro non confidano più nelle loro capacita?

Interessante anche questo passo:

 “ L’aumento dei titoli di Stato italiani detenuti dalle banche, da 220 a 415 miliardi tra la fine del 2011 e giugno di quest’anno, è  connesso con la convenienza e la necessità di investire in via temporanea la liquidità ottenuta dall’Eurosistema, in un contesto di accresciuta rischiosità dei prestiti. Nel terzo trimestre l’esposizione si è ridotta di quasi 10 miliardi. Con la ripresa e il conseguente miglioramento delle prospettive delle imprese è verosimile che le banche rivedano le proprie politiche di allocazione dei fondi. “

Da brividi!

Insomma un quadro poco edificante del modello bancario italiano che lascia agli addetti ai lavori qualche preoccupazione in più; come se non bastassero le iniziative dell’ABI di disdetta del CCNL, Fondo esuberi e accoro sugli RLS.

Per chi volesse leggere l’intero intervento:  Banca d’Italia

By jvb