Era l’ 8 Maggio del 2012 quando con un comunicato stampa UniCredit ufficializzava la cessione dei servizi Human Resources e Payroll ad HP e la contestuale nascita della prima NewCo. “Grazie alle “best practice”  di HP, si leggeva, il nuovo modello di servizio  garantirà diversi benefici per la Banca, quali economia di scala, razionalizzazione dei costi amministrativi, migliore qualità delle transazioni e un’ottimizzazione della reportistica relativa a personale e retribuzioni.”

Ed inoltre: “È importante per UniCredit, istituto finanziario tra i più grandi d’Europa, perseguire e creare partnership di valore con player strategici per continuare il percorso di crescita del business e mettere a frutto le opportunità a disposizione per rafforzare la propria posizione di mercato,” ha affermato Massimo Schiattarella, Direttore Generale di UniCredit Business Integrated Solutions. “HP è un alleato di comprovato valore, che sosterrà le nostre iniziative con processi di business e competenze tecnologiche, permettendoci di rimanere focalizzati sul servizio offerto alla nostra vasta clientela.” (fonte).

Inutile dire che a distanza di cinque anni, delle roboanti dichiarazioni aziendali non ve né traccia e la realtà, ben peggiore di qualsiasi nefasta previsione, è sotto gli occhi di tutti.

Problematiche di gestione da parte di HP dei dati anagrafici, permessi, ferie, prestazioni straordinarie, presenze/assenze, missioni, trasferte, autorizzazioni, benefit, welfare, gestione permessi legge 104, assegni familiari, indennità di cassa, borse di studio e tutte le voci variabili della retribuzione… insomma c’è di che essere preoccupati.

Inutile dire che i manager artefici di questo strazio non pagheranno un euro ne mai ne restituiranno per i lauti bonus incassati con progetti fallimentari. Clienti e lavoratori (gli stakeholders come si usa dire oggi) saranno come sempre “cornuti e mazziati” (il riferimento ad un termine napoletano è puramente casuale).

L’Azienda poi da parte sua non si degna neppure di supportare i lavoratori sulla difficile situazione in cui versa la gestione delle buste paghe e dei servizi amministrativi al personale. Sul portale aziendale si possono leggere molte notiziole frivole, ma ciò che veramente interessa…manca. Quasi sempre inutile la presenza di quelle figure mitologiche che prendono il nome di HRBP; esistono? E che funzione hanno visto che spesso non si degnano neppure di rispondere alle richieste di delucidazione avanzate dai colleghi? Domandare è lecito, rispondere non è solo cortesia: è obbligo quando si riscopre un ruolo. Rappresenta una grave forma di arroganza e alla fine di semplice mancanza d’educazione.

E i sindacati? Da parte loro si limitano a raccogliere gli sfoghi dei colleghi, qualche comunicato di circostanza (già fatto) ed a qualche richiesta di spiegazione da parte aziendale; ma lungi l’idea di metterla in mora.  

E così mentre c’è chi sostiene che l’outsourcing sia lo strumento ideale per tagliare i costi garantendo nel contempo buoni (sufficienti?) livelli di servizio; c’è chi, come il caso di  un istituto di credito americano, la First Horizon National Corp. (rif Global CIO: Outsourcing Flip-Flop: A CIO Brings IT Back Inside ) decide di tornare sui suoi passi perché solo un modello in-house è in grado di fornire l’attenzione al cliente ed un rapido adattamento al mutare delle condizioni nel mercato di oggi.

Morale? Per vedere qualche risultato anziché assumere in Ubis Daniele Tonella avremmo dovuto portare a bordo Patrick Ruckh!

By jvb