Ricordate la vicenda imbarazzante che quasi un anno fa  colpì il mondo sindacale di Ubis Milano? Un carteggio tra un dirigente sindacale e un funzionario della banca per levare la parola ad altri sindacalisti (della sua stessa sigla!) che si opponevano alle esternalizzazioni.

Ebbene a quasi un anno di distanza è arrivato il biasimo al compagno che ha sbagliato.

Un compagno che sbaglia, è pur sempre un compagno.

Ed a sinistra si è di buon cuore quando c’è da mettere sotto accusa un compagno. Il compagno anche quando sbaglia lo fa sempre per i fini più nobili e probi. Anche quando a sbagliare è un compagno sindacalista di una delle più rappresentative sigle del settore del Credito, la Fisac Cgil, che con il suo gesto ha messo in imbarazzo l’intera compagine sindacale di Ubis.

Ma in fondo che sarà mai? Un compagno che sbaglia, si intende; ma nulla di più. Punto.

Fine.

Perché per la sinistra questa locuzione è come le attenuanti generiche, non si negano mai a nessuno.

Si sono perdonati i compagni terroristi, vuoi che si prenda provvedimenti nei confronti dei compagni sindacalisti?

Il quotidiano Liberazione all’epoca dei fatti scrisse:

«Siamo ben oltre la concertazione, pratica che ha comportato l'arretramento pesantissimo dei diritti e del potere d'acquisto per tutti i lavoratori del belpaese. Siamo alla collusione tra la dirigenza di una banca e il sindacato proprio mentre è in corso una pesantissima ristrutturazione che prevede prepensionamenti, licenziamenti ed esternalizzazioni di massa in diversi rami del gruppo bancario (40 milioni di clienti in 22 paesi). E' un esempio tremendo di quello che si augurava il mai rimpianto ministro Sacconi: la complicità tra capitale e lavoro, intendendo per lavoro la burocrazia confederale».

Di fronte ad un simile quadro quale mai sarà stato il responso del comitato di garanzia della CGIL?

Eccolo:

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Una tirata d’orecchie, un buffetto sulla guancia. Nulla di più.

Ed è già tanto, perché se consideriamo che a parte la presa di posizione del SALLCA-CUB, le altre organizzazioni hanno semplicemente voltato la testa dall’altra parte; come se la faccenda  fosse solo questione interna ad una sigla. E’ il tipico esempio di come funziona la democrazia sindacale in molte aziende. Riti privi di senso, grandi pomposità e permalosità, trattative che seguono schemi da gioco delle parti, reati di lesa maestà dietro ogni angolo, resistenza alle innovazioni, disinteresse per il futuro e soprattutto per le conseguenze ultime delle proprie azioni.

Per chi non ricordasse la vicenda che aveva coinvolto un dirigente sindacale della Fisac Cgil di Ubis Milano riportiamo qui sotto il post in dettaglio.

 

Ubis: che tristezza…

Unicredit, quando il sindacato si fa giallo Un carteggio tra un dirigente sindacale e un funzionario della banca per levare la parola a chi si oppone alle esternalizzazioni [Checchino Antonini]

«Meno male che esisti. Come sta l'energumeno?».

«Sempre lo stesso diffidente e contrario per definizione. Ci vediamo appena toglierete il blocco delle relazioni. Ma… li hanno commissariati?».

«No sono a piede libero, l'unico modo per renderli inoffensivi sarebbe togliergli le cedole non presentarli… Ci manchi ( dal punto di vista delle relazioni si intende)».

Questo dialogo, pubblicato stamattina dal quotidiano Liberazione, è ricavato dallo scambio di mail tra un dirigente della Fisac Cgil, sigla maggiormente rappresentativa del suo comparto, e il responsabile delle relazioni sindacali di un colosso del settore, Unicredit. L'"energumeno", invece, è un rappresentante aziendale romano della Fisac Cgil.

Scrive l'organo di Rifondazione: «Siamo ben oltre la concertazione, pratica che ha comportato l'arretramento pesantissimo dei diritti e del potere d'acquisto per tutti i lavoratori del belpaese. Siamo alla collusione tra la dirigenza di una banca e il sindacato proprio mentre è in corso una pesantissima ristrutturazione che prevede prepensionamenti, licenziamenti ed esternalizzazioni di massa in diversi rami del gruppo bancario (40 milioni di clienti in 22 paesi). E' un esempio tremendo di quello che si augurava il mai rimpianto ministro Sacconi: la complicità tra capitale e lavoro, intendendo per lavoro la burocrazia confederale».

Le estermalizzazioni sono concentrate in Ubis (UniCredit Business Integrated Solution) 5700 dipendenti, dove la banca ha concentrato i lavoratori dei servizi pronti per le estermalizzazioni perché privi di collegamento societario con la Holding Unicredit grazie ad accordi sindacali firmati da tutte le sigle sulla testa dei lavoratori che, come fa l'"energumeno" assieme ai suoi colleghi, si oppongono sia alla macelleria sociale che alle pratiche concertative.

E’ finito tutto in una bolla di sapone.  Non ne avevamo dubbi! A parte la presa di posizione del SALLCA-CUB, le altre organizzazioni hanno semplicemente voltato la testa dall’altra parte; come se la faccenda  fosse solo questione interna ad una sigla. E’ il tipico esempio di come funziona la democrazia sindacale in molte aziende. Riti privi di senso, grandi pomposità e permalosità, trattative che seguono schemi da gioco delle parti, reati di lesa maestà dietro ogni angolo, resistenza alle innovazioni, disinteresse per il futuro e soprattutto per le conseguenze ultime delle proprie azioni.

Parafrasando Pieraccioni nel film “Il Ciclone”:

La vita di paese è fatta così. Non ci son segreti. Le notizie volano come i coriandoli. Si sa tutto di tutti. E comunque, il giorno dopo è finito il carnevale, e ‘un gliene frega più nulla a nessuno.

Ma qui il “carnevale” è finito ancora prima d’iniziare!

 

 

By jvb

One thought on “Ubis tristezza infinita (parte seconda). A sinistra non si perde il vizio dei “compagni che sbagliano””

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