tre centrali a carbone e due miniere a cielo aperto, distanti tra loro poco più di 40 km in linea d’aria. Sono gli impianti di Yenikoy, Kemerkoy e Yatagan, che dal 1983 si sono resi responsabili dell’emissione di 9,5 milioni di tonnellate di anidride solforosa, 890mila tonnellate di ossido di azoto, 65mila tonnellate di polveri sottili, 28mila kg di mercurio (scaricati nel Mediterraneo), 360 milioni di tonnellate di CO2.

Il prestito fornito da UniCredit è di circa 200 milioni di dollari, di cui 135 destinati alla Limak e 49 alla Yildirim Energy Holding Inc, entrambe società che operano nell’area di Mugla, nel sud-ovest dell’Anatolia, proprietarie di tre impianti molto vicini tra loro: quello di Yenikoy, quello di Kemerkoy, e quello di Yatagan.

Ancora più cospicuo l’impegno della controllata di UniCredit in Turchia, Yapi Kredi, proprio nel 2014 che rese possibile l’acquisto degli impianti di Yenikoy e Kemerkoy – per altro per un prezzo eccessivo a detta di molti analisti – da parte del consorzio della Limak e della IC Ictas. Ben 417 milioni di dollari erogati dalla Yapi Kredi attraverso Koc Financial Services (altro azionista di Yapi Kredi) a ciascuna delle due società.

 

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C’è Unicredit dietro il carbone che devasta le bellezze della Turchia

By aidos

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