TAGLI DEL PERSONALE E ABBANDONO DELLA RETE:
IL NUOVO PIANO È UNA STORIA GIÀ SENTITA

Alla richiesta di nuova occupazione che il Sindacato e la società civile stanno insistentemente rivolgendo al sistema bancario, UniCredit dà una risposta di segno contrario: fuori altri 8500 lavoratori, di cui 5700 in Italia.
È certamente prematuro trarre valutazioni definitive dal comunicato stampa diffuso da UniCredit: ci riserviamo un approfondimento dopo lʼincontro che le Segreterie nazionali e di Gruppo avranno il prossimo 19 marzo sul tema del nuovo piano industriale.
Tuttavia, già sin dʼora non possiamo esimerci dal rimacare come il nuovo piano utilizzi nuovamente leve che sin qui non hanno prodotto risultati apprezzabili: il taglio degli organici e il progressivo abbandono dellʼattività tradizionale di banca commerciale al servizio dei territori.
1. È vero che il mercato sembra aver recepito positivamente il nuovo piano industriale, soprattutto perché il grado di copertura raggiunto sui crediti dubbi è estremamente elevato, tuttavia ad essere chiamati a pagare una quota rilevante delle ricadute delle responsabilità gestionali di terzi sono i lavoratori.
2. Accanto allʼulteriore caduta occupazionale, il piano spinge nuovamente nella direzione dei canali “alternativi”, a nostro avviso con il rischio concreto di abbandono delle realtà territoriali ritenute marginali sotto il profilo reddituale e di ulteriore impoverimento delle relazioni fra le professionalità del personale bancario e il tessuto delle piccole imprese, delle famiglie e delle comunità locali.
Ancora una volta in UniCredit sembra prevalere una sorta di fideismo tecnologico che affida alle reti virtuali la speranza della crescita dei ricavi.
Unisin è convinta, invece, che siano le persone che fanno le banche, grazie alla loro capacità di creare e valorizzare una fitta rete di relazioni, non la tecnologia: non cʼè tablet o smartphone che possa sostituire la capacità del personale bancario di dialogare con la clientela, di interpretarne le reali esigenze e di ottenerne la fidelizzazione.
Siamo convinti che se invece di spingerli ossessivamente verso “sfidanti” obiettivi di vendita si fosse valorizzata la capacità dei lavoratori di assistere le imprese sotto il profilo della consulenza finanziaria, i miliardi di accantonamenti, resisi ora necessari per crediti deteriorati, sarebbero stati in buona parte risparmiati!
Invece, ecco pronti nuovi tagli occupazionali, in assenza, almeno per ora, di indicazioni su nuove occasioni di occupazione per i nostri giovani, e nel frattempo allʼorizzonte si profila la cessione di Uccmb: la stagione delle esternalizzazioni sembra non finire mai.
Auspichiamo che tutto il Sindacato – sia italiano, sia degli altri Paesi europei, presenti nel Comitato aziendale europeo, nella Trade Union Alliance e in Uni Finance – risponda in maniera netta e coesa alle nuove sfide occupazionali e professionali lanciate da UniCredit.

Milano, 13 marzo 2014
UNITÀ SINDACALE FALCRI SILCEA
GRUPPO UNICREDIT

By jvb

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