Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

Sulla “guerra della mensa” a Roma/Aldobrandeschi

Non siamo così sprovveduti da non aver capito che la estrema – 
conflittualità  – almeno in termini verbali – messa in piedi la scorsa
settimana a Roma/Aldobrandeschi dall’anomalo “primo tavolo sindacale”
locale ( con l’Ugl ma senza la Cgil) su una serie di questioni
riguardanti la mensa ( erano state trovate muffe ed altre irregolarità
nelle cucine)avesse un qualcosa di molto strumentale e teso
all’improbabile recupero di una qualche credibilità venuta meno dopo
l’accordo sulla esternalizzazione di gran parte dei colleghi che operano
in quella unità produttiva.

Del resto, una conflittualità soprattutto verbale su temi secondari, è
un classico sindacale di quando si pretende, appunto con un po’ di
“scena” su questioni minori, di farsi perdonare qualcosa di molto più
grosso.

E nei mesi estivi si erano viste cose del genere sia sempre ad
Aldobrandeschi ( amene questioni di mosche e zanzare) sia nell’altra
unità produttiva quasi interamente coinvolta nello scorporo, cioè
Milano/Deruta.

Dove addirittura, a pochi giorni dalla esternalizzazione complessiva di
un migliaio abbondante di colleghi avallata da tutti i sindacati
“riconosciuti”, qualcuno di questi proponeva, con non poca faccia tosta
oppure con allucinante ingenuità ed incompetenza, niente meno che
l’”internalizzazione” dei dipendenti della locale ditta appaltatrice di
pulizia, in ritardo nella riscossione dello stipendio. In quale
categoria contrattuale del CCNL dei bancari, poi proprio non si sa.

Una volta detto tutto questo, però le reazioni dell’azienda ad
Aldobrandeschi sono state non meno allucinanti e strumentali ed
assolutamente inaccettabili.

Si è tolta, in barba a decenni di consolidata consuetudine, ogni
agibilità agli addetti, nominati dai sindacati, al “controllo/mensa” di
Aldobrandeschi e addirittura un quadro direttivo dell’ ufficio
competente le questioni della mensa – tra l’altro si tratta anche di un
ex addetto alle relazioni sindacali nazionali – è stato “pizzicato”
mentre toglieva e gettava nei cestini volantini sindacali dai luoghi
strategici dove erano stati, come da consuetudine anche questa di
decenni, disseminati.

Una reazione veramente allucinante ed inaccettabile che devono aver
compreso, in questi termini, anche molti lavoratori, visto che a fronte
di una assemblea preparatoria sostanzialmente fallita quanto a presenze,
poi lo “sciopero della mensa” dello scorso venerdì 12 sembra invece
essere ampiamente riuscito.

Noi, semplicemente, facciamo derivare da questi fatti qualche facile
considerazione.

Innanzitutto il dato evidente che, se qualcuno nelle OO.SS. si era
illuso che la firma sull’accordo di esternalizzazione avrebbe quantomeno
migliorato le relazioni sindacali, fosse pure su un piano tutto
istituzionale e subalterno, i vertici  aziendali invece se ne
strafregano e sono pronti a trattare come “pezze da piedi” gli stessi
sindacati firmatari di quell’obrobrio, anche su contestazioni tutto
sommato secondarie e di semplice applicazione delle leggi vigenti in
materia di salute e sicurezza, come appunto le questioni inerenti la
mensa aziendale.

Al tempo stesso, però, anche l’azienda ci sembra stia dimostrando un
forte nervosismo, al quale rivendichiamo francamente e con molta
soddisfazione di aver largamente contribuito con alcune recenti
esternazioni, nervosismo che certo tutto dimostra meno che una
situazione di azienda “forte” e tranquilla nella ormai prossima gestione
della medesima esternalizzazione consortile.

La stessa questione della letterina che si vorrebbe far firmare ai
lavoratori esternalizzati a partire dai primi colloqui individuali in
programma nei prossimi giorni ma della quale a tuttoggi non si conosce
il testo, è decisamente indicativa in questo senso.

Quindi, volendo, c’è ancora modo di incidere e come sulla questione e,
per quanto ci riguarda, lo continueremo a fare in tutti i modi possibili
ed immaginabili, il “consorzio reale” certamente non sarà, nemmeno per
l’azienda, una passeggiata di salute, tuttaltro.

Sui sindacati, che dire ? Molto abbiamo già detto all’inizio di questo
testo ed anche nelle nostre precedenti uscite.

Indubbiamente i sindacati/istituzione Bnl, se non godevano buonissima
salute in termini di consenso nemmeno prima del famigerato accordo,
adesso – per le contraddizioni che quell’intesa ha creato anche al loro
interno e nei loro organigrammi comunque “destabilizzati”, nonostante
una serie di aggiustamenti clientelari, dall’accordo medesimo – sembrano
veramente una specie di formicaio impazzito, senza strategia né tattica
di alcun genere.

E forse, allora, è veramente arrivato il momento di mettere seriamente
in piedi qualcosa di profondamente diverso, di auto-organizzato dal
basso, come appunto il Sallca/Cub, già presente in alcune unità
produttive Bnl, in particolare proprio a Milano/Deruta e soprattutto in
altre banche dove ha dimostrato in più occasioni di essere addirittura
sindacato maggioritario.

Con i colleghi del Sallca/Cub Bnl ci è talvolta capitato anche in tempi
recenti – soprattutto sulla recuperabilità o meno di pezzi del sindacato
tradizionale ad una qualche forma di reale “antagonismo” ma anche sulle
forme della nostra “guerriglia informativa” – di avere qualche oggettivo
dissenso e persino qualche vero e proprio vivacissimo “scazzo”.

Ma adesso – e non solo su questioni aziendali e di categoria ma anche di
tipo generale, vedi anche le proposte del governo Renzi sul Jobs Act che
fatalmente creerebbero ricadute pesanti anche nelle banche – ci sembra
proprio di essere arrivati ad un passaggio epocale, ad un punto di vero
e proprio non ritorno, nel quale alcune scelte sono oggettivamente
ineludibili.

O si sta da una parte o dall’altra, o con l’azienda, il potere
economico, il governo o coi lavoratori, tertium non datur.

16 Settembre 2014

InfoAut Bnl_Redazione

By jvb