Care colleghe e colleghi, in questi giorni una sigla sindacale, la Fiba/Cisl, sta raccogliendo le firme per presentare in parlamento un disegno di legge per chiedere una legge che definisca un tetto massimo agli stipendi dei manager. Iniziativa lodevole se fosse a supporto di una iniziativa sindacale che ponesse al centro la redistribuzione della ricchezza, dell’occupazione e del modo di fare banca, invece… Invece è solo propaganda, quanti disegni di legge presentati da sindacati e partiti giacciono in parlamento da anni? E soprattutto questo sindacato nelle aziende, in categoria, e nel paese come continua a muoversi? Ricordate l’ultimo contratto nazionale, cosa ha firmato questa sigla, insieme alle altre: riduzione di diritti, differenziazione salariale per i neo assunti e moderazione salariale per tutti; quali accordi ha firmato nei gruppi subito dopo il contratto, soprattutto in Mps? Tutti all’insegna della riduzione di diritti e frantumazione della categoria. Aggiungiamo ancora un elemento che sfugge ai più, la CISL, oltre che avere un tesoretto di 64,5 mln di euro è proprietaria di una serie di aziende, una delle quali prende in appalto attività anche di banche ed assicurazioni, quelle che fanno outsourcing e ristrutturazioni che cedono rami d’azienda e, attraverso agli accordi con i sindacati, cedono e/o buttano fuori i lavoratori. Riteniamo molto interessanti i 2 articoli che potrete leggere da questi due link: 

http://www.lanotiziagiornale.it/cisl-spa/

http://www.lanotiziagiornale.it/cisl-spunta-un-tesoretto-immobiliare-da-645-milioni/

Noi pensiamo che oggi sia necessariA e non più rinviabile la costruzione di una vertenza generale che ridisegni una società del lavoro contrapposta a quella che banchieri e padroni, con la complicità della politica, ci stanno propinando, basata sull’arretramento di diritti, sulla frammentazione dei lavoratori, sulla precarizzazione e, complessivamente, su una riduzione della democrazia. I contenuti di questa vertenza dovrebbero essere la definizione dell’intero ciclo produttivo attuale con l’impossibilità di cedere parti di rami d’azienda e attività, incremento del salario contrattato e riduzione pesante quello incentivante, la riduzione d’orario per incrementare l’occupazione, diritti uguali per tutti i lavoratori.

Colleghe e colleghi smettiamola di farci prendere in giro da chi dovrebbe rappresentare i nostri interessi e non deleghiamoli più, torniamo ad essere noi artefici del nostro destino, dove siamo iscritti pretendiamo di contare e, se non ci permettono di farlo, costituiamoci in ogni azienda come comitato e facciamoci portavoce degli interessi dei lavoratori.

COMITATO PER IL NO AL CONTRATTO

Torino, 23 luglio 2013

By aidos