Il coronavirus tricolore prima ancora che un problema medico sembra essere una questione di fazione politica.

Tratto da un articolo di :

(…) Quel che conta è ammettere che di fronte a un nemico sconosciuto e sbarcato all’improvviso nessuno era davvero pronto per reagire. Né nella azzurra Lombardia, né nella rossa Emilia. Basti pensare che la stessa domenica in cui divampa il fuoco, il commissario indicato dal governatore Bonaccini per guidare l’emergenza è ottimista: “Vorrei dire – afferma Sergio Venturi – che siamo di fronte ad un virus nuovo, ma non ci sono motivi per lanciare allarmi che possano ingenerare panico tra le persone”. Chissà se migliaia di morti dopo ripeterebbe le stesse frasi. (…)

Il 23 febbraio la Regione firma l’ordinanza per chiudere eventi e musei insieme a Piemonte, Friuli e Veneto. Il problema è che le disposizioni riguardano tutta l’Emilia, e non la sola Piacenza dove l’epidemia galoppa. Solo un mese dopo, quando ormai la provincia è in cima a tutte le classifiche, il governatore differenzia Piacenza dal resto della regione con misure restrittive ad hoc. Bonaccini avrebbe potuto istituire la zona rossa? Forse sì, almeno se diamo per scontato che Fontana avrebbe potuto fare lo stesso in Val Seriana. In realtà Conte in quei giorni rivendicava per sé quei poteri. Prova ne è il fatto che quando le Marche provano a chiudere le scuole in autonomia, il governo decide subito di impugnare l’ordinanza. In fondo governativa è anche la scelta di chiudere Codogno. Quando il premier Conte il 1 marzo crea le zone rosse a due passi dalla città, sceglie non includere Piacenza. Perché? I numeri sono preoccupanti, eppure il governo non fa nulla per i focolai che divampano nel piacentino proprio come accade ad Alzano e Nembro.(…)

Virus, la strage silenziosa in Emilia: ​”Perché nessuno parla di noi?”

By aidos