Ennesimo articolo sul “tradimento” delle multinazionali verso quell’area dell’economia UE dove salari o costo del lavoro sono più bassi o dove ancora è possibile siglare assunzioni con paghe da fame. Ma anche realtà dove esistono veri incentivi di sviluppo alle imprese e la politica economica di singoli Paesi  guarda alla creazione di un vero tessuto ecomomico e produttivo (tutto il contrario di ciò che si fa in Italì). Ma delocalizzazioni nel silenzio generale (anche sindacale) non solo del settore produttivo.

Un esempio? Le centinaia di giovani informatici assunti da Unicredit in Romania (700 o più dal 2013)  e dove Unicredit finanzia anche le università informatiche. Posti di lavoro e finanziamenti che hanno lasciato l’Italia per trasferirsi là dove il costo della manodopera è minore.

Poveri noi, importiamo manovalanza a basso costo ma esportiamo il lavoro. Quale futuro potremmo mai avere?

 

Salari da fame in Romania: ecco perché la moda punta sull’Est Europa

Nel Paese Ue, le paghe sono dell’86% inferiori alla soglia considerata dignitosa. Così l’Europa orientale sta diventando il bengodi per le griffe senza scrupoli

qui l’articolo

By aidos

One thought on “Riecco la politica di dumping che i colossi industriali (e non) praticano da anni nell’indifferenza generale”
  1. La colpa è del sindacato, non delle aziende che fanno il loro mestiere. Produrre utili con il minor costo.
    È il sindacato che deve far sentire la propria voce, invece di inseguire le proposte aziendali e rincorrere accordi su esuberi e piani industriali, deve farsi parte attiva nello stanare le politiche aziendali non etiche ed in alcuni casi scorrette, che negli ultimi anni hanno interessato moltissimi gruppi sia nazionali che internazionali. La strategia di mungere lo Stato, creare disoccupazione e portare lavorazioni ed investimenti dove il lavoro è sottopagato, oramai è un giochetto che anche i sassi hanno capito. Il sindacato no ! Continua a rincorrere e a lanciare slogan triti e ritriti.

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