(..) La stessa associazione delle banche italiane (l’Abi di Antonio Patuelli) sta alla finestra, ma è certo che prenderà una decisione “nei luoghi e nei momenti opportuni”, dicono a Palazzo Altieri, perché la Confindustria del credito non intende più mantenere l’esercito dei dirigenti sindacali, che nelle banche fanno il bello e il cattivo tempo.
L’operazione forse si farà. Ad aprile l’organo politico di Dircredito dovrà decidere la confluenza in First, ma Arena fino a oggi non ha ammesso alla sua squadra che la nuova creatura in realtà fa parte della Cisl. I diretti interessati, comunque, confermano l’esistenza del dossier.
“Ci sono contatti in corso fra le due organizzazioni ed è fisiologico che si facciano – dice Arena – stiamo valutando i punti in comune, i colloqui sono finalizzati alla nascita di un nuovo soggetto che ricomprenda entrambi”. Tanto fisiologico non è in quanto l’incontro di Peschiera del Garda del 27 e 28 gennaio, dove si sono riuniti gli organismi politici delle due organizzazioni sindacali, ha confermato l’assoluta assenza di informazioni da parte di Arena ai dirigenti sindacali di base.
Dal canto suo, Romani sembra aver garantito una quota del 30% alla Dircredito rispetto alla presenza negli organi di coordinamento delle aziende e delle rsa aziendali. Questo significa che diversi dirigenti della Fiba Cisl, con più iscritti rappresentati, dovrebbero lasciare i loro posti di rappresentanza sindacale a una elìte di dirigenti Dircredito: rimarrebbe fuori la stragrande maggioranza e parecchi rappresentanti della sigla di quadri e dirigenti resterebbero senza poltrona.
Secondo Romani, l’obiettivo è “un soggetto sindacale nuovo, meno palazzo e più posti di lavoro. Il sindacato deve sburocratizzarsi, deve essere più verticale. Viva la democrazia, ma dobbiamo essere concreti”. Tuttavia, dietro a queste dichiarazioni di facciata si nasconde l’imbarazzo di chi a fatica non sempre riuscirà a gestire i crescenti malumori dei dirigenti Fiba.
Ma allora quali sono le vere ragioni dell’operazione? Di là dalle dichiarazioni di rito dei sindacalisti, non sono chiare fino in fondo le motivazioni del chiacchierato deal. Che, al momento, sembra un enorme papocchio: nasconde grandi interessi, a causa anche della mancanza d’informazioni che, volutamente, sia Romani sia Arena non garantiscono ai loro organismi interni. (…)
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