(…)  Ma lo smart working è più di un progetto di innovazione tecnologica. La trasformazione principale è mettere in discussione i soliti stereotipi su luoghi, orari e strumenti di lavoro  (…)

(…) Ed è questa la parte più difficile: cambiare la testa dei manager italiani. «Il principale fattore di resistenza è lo stile di management italiano, che si caratterizza per il desiderio di controllo a vista del personale, per il pregiudizio dell’incapacità delle persone di darsi degli obiettivi, ma soprattutto per l’incapacità degli stessi capi di programmare le attività» (…)

(…) Non è un caso, forse, che siano proprio i grandi nomi a eccellere nelle iniziative del lavoro agile. Unicredit, ad esempio, ha reso più smart il lavoro con il trasferimento nel nuovo grattacielo a Milano, non destinando una scrivania a ogni dipendente e ricavando così un risparmio degli spazi rispetto al passato che varia dal 30 al 50 per cento. «Con un risparmio del genere», commenta Corso, «ti ripaghi pure gli investimenti tecnologici».  La prima cosa da rivedere sono proprio gli uffici. Il classico modello diviso in stanze è quello più costoso, con una minore efficacia anche in termini di collaborazione tra i lavoratori. L’open space è apparentemente più economico, ma anche qui gli spazi vengono occupati molto meno di quanto si pensi (40-50%) e per la metà del tempo le scrivanie restano vuote. «Sono organizzazioni inefficienti», dice Corso. «Bisogna dare alle persone la possibilità di lavorare nel posto più efficace dal punto di vista della produttività, compresa casa propria, riorganizzando invece gli spazi di modo che ci siano più luoghi dedicati alla collaborazione e altri dedicati alla concentrazione». Secondo l’Osservatorio Smart Working, circa un terzo dei dipendenti ritiene infatti che una percentuale significativa delle proprie attività, mediamente intorno al 40%, potrebbe essere svolta al di fuori della sede di lavoro. Senza incrinare la produttività. La soluzione migliore è che le scrivanie vengano condivise, riducendo quindi anche i costi. (…)

 

Tutto l'articolo qui:  La vera flessibilità che manca nel Jobs Act

 

 

By jvb