Così la ex prima banca italiana per capitalizzazione – ora ha ceduto lo scettro a Intesa – non riesce ancora a recuperare né il ruolo di player europeo, né la tranquillità di gestione. Uno dei punti critici è la cessione di "non perfoming loans", crediti problematici o inesigibili che il gruppo guidato da Federico Ghizzoni ha riunito in una controllata, Uccmb. Da tempo Ghizzoni è in trattativa con una cordata americana, Fortress-Prelios, specializzata nel trattare questo tipo di asset a rischio, alla quale si vorrebbe cedere Uccmb. La posta in ballo non è irrilevante: si tratta di un portafoglio di 3,4 miliardi a valore nominale, che gli americani potrebbero pagare al 10%, cioè 350 milioni. Una perdita secca, benché sia vero che altre banche europee molto blasonate hanno fatto e stanno facendo la stessa cosa per ripulire i conti. Tuttavia neppure a questi prezzi stracciati la trattative riesce a concludersi, segno che l'Unicredit non è in posizione di forza.
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