E c’è chi per questo gioisce, come potrete leggere nell’articolo più sotto linkato (Il bancario?Un mestiere(finalmente)come tutti gli altri).
Si vuole l’appiattimento verso il basso dei lavoratori dipendenti e la nascita di una società che finirà per creare (pochi) super ricchi e (molti) poveri; insomma continuare quell’opera di polarizzazione della ricchezza iniziata – un po’ in tutto il Mondo – negli anni Ottanta e che ha avuto una grande accelerazione in quest’ultimo decennio.

Anziché elevare diritti e retribuzioni di categorie oggi più “in ritardo”, si gioisce per il lavoro di demolizione e smantellamento dei diritti e delle retribuzioni di chi era riuscito a creare un mondo fatto di tutele e di welfare.

Ci aspetterà un futuro da precari, sottopagati e senza alcuna difesa.

La crisi che stiamo ancora pagando non nasce solo dalla finanza e dalle banche, è anche conseguenza dell’amplificarsi proprio di queste diseguaglianze nella formazione di reddito e nella distribuzione di ricchezza.

La classe media, infatti, ha mantenuto fino a tempi recenti alti livelli di consumi grazie alla contrazione della propria propensione al risparmio ed al massiccio ricorso all’indebitamento; non a caso la politica dei “mutui facili” ha poi portato alla bolla del 2007 ed alla crisi finanziaria di cui oggi ne paghiamo ancora le conseguenze.

Ma non è togliendo i diritti ai lavoratori che si potrà risanare il Paese,come togliendo il contratto a 300mila bancari si potranno magicamente curare i mali di un sistema che si trascinano da decenni e che si chiamano “politica”, “arrivismo” e “clientelismo”.

MPS, Banca Marche, Carige sono solo la punta dell’iceberg di un sistema fatto di connivenze politiche che nulla hanno a che fare con la meritocrazia; fatta da Manager (o pseudo tali) che pensano a riempirsi le tasche oggi e se poi l’Azienda crollerà…pazienza. Loro intanto sono salvi, e magari usciranno con una cospicua liquidazione a nove zeri!

Le banche sono degenerate da quando a guidarle non sono più bancari divenuti banchieri, ma manager formati in qualche società di consulenza.

Consulenza…la peste del 2000!

Unicredit per esempio spende in media circa 400 milioni di euro in consulenze specialistiche di cui circa 280 nella sola UBIS. Questo perché si ricorre alla consulenza per tutto e non solo per coloro che dovrebbero garantire un know-how specifico e difficilmente reperibile all’interno. Ubis potrebbe tranquillamente dimezzare la propria spesa in consulenza con un risparmio complessivo di quasi 200 milioni di euro l’anno (raggiungendo un miliardo di risparmi in 5 anni, contro i 10 anni del progetto d’esternalizzazione “Newton”). Ci sono uffici dove ci sono consulenti esterni utilizzati come prestatori di mano d’opera che stanno formando altri consulenti esterni per fare lo stesso lavoro!

E’ questo il futuro delle banche? E’ questo il futuro che vogliamo per il nostro lavoro?

E poi ci vengono a dire che nelle banche italiane ci sono 30.000 lavoratori di troppo? Nessuno può essere adeguatamente formato per svolgere nuove mansioni? Ah già, ma questo richiederebbe investire appunto in formazione, e questa è una parola ormai cancellata dal vocabolario delle azienda bancarie.

E poi ci sono i Manager dai lauti stipendi che però non pagano mai; anzi rimangono ben saldi alla loro poltrona, nonostante i disastri commessi!

In Unicredit l’unica eccezione è stata Mr. Profumo che però ha saputo riciclarsi molto bene in una banca sponsorizzata dal PD (MontePaschi). Al suo arrivo nel Gruppo bancario oggi guidato da Ghizzoni l’azione valeva circa 4€; quando ha lasciato ne valeva solo 90 cents. Ma con una liquidazione da 40.000.000,00€.

Ma come non ricordare il tempo in cui il Manifesto denunciava, in prima pagina, la liquidazione politica di ”un banchiere di sinistra, di qualità, capace di mantenere in ordine e far crescere Unicredit” (22 Settembre 2011)? Così come Liberazione che sosteneva come Profumo avrebbe “rotto le regole non scritte del capitalismo italiano e il suo rapporto simbiotico con la politica, assicurando a Unicredit un profilo europeo, indipendente dai palazzi romani.. vicino all’economia reale pur senza sostenere un’adeguata politica di intervento pubblico”?

Peccato che in pochi mettano in evidenza che le difficoltà in cui versa il sistema bancario italiano sia anche colpa di scelte molto discutibili fatte da un management che non è mai stato chiamato a rispondere del proprio operato.

Ricordiamocelo.

L’articolo:

Il bancario?Un mestiere(finalmente)come tutti gli altri

articoli correlati:

Il bancario è precario: fine di un mestiere

e

Quando la politica si “mangia” la tua banca

(Immagine: ringoworld)

By aidos

One thought on “Bancario addio? E’ il simbolo della scomparsa del ceto medio italiano.”
  1. L’ha ribloggato su Antiscians.e ha commentato:
    Si sperava di lasciare ai nostri figli un mondo del lavoro con maggiori diritti e sicurezze economiche, ed invece…

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