Ecco il documento con cui l’Abi ha giustificato la decisione di disdettare il contratto alla scadenza non garantendone più l’ultrattività dopo il 30 giugno 2014.

ABI – La condizione di lavoro nel sistema bancario italiano: fattori di crisi

Una “prima risposta” alle argomentazioni dell’Abi è stata fornita da un collettivo intercategoriale di lavoratori (Clash City Workers) che  potete leggere qui:

Disdetta del CCNL: meno posti di lavoro, meno soldi in busta paga e meno diritti.

By jvb

One thought on “ABI – La condizione di lavoro nel sistema bancario italiano: fattori di crisi”
  1. […] La condizione di lavoro nel sistema bancario italiano: fattori di crisi • L’evoluzione della crisi ha portato l’Italia in uno stato di recessione particolarmente grave, con un Pil che risulta in contrazione a partire dal terzo trimestre del 2011. • In questo contesto, per le banche la caduta di redditività si conferma molto significativa. L’industria bancaria non riesce più ad avere margini di guadagno. • Su questo quadro pesano le recenti riforme regolamentari di settore e le necessità di rafforzamento patrimoniale imposte dalle Autorità europee, oltre ad un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee. • In tutta Europa vengono riesaminati radicalmente gli economics delle reti di dipendenze, riconsiderandone il numero, la localizzazione e l’organizzazione. Proseguono in ogni Paese le tendenze alla centralizzazione dei back office. Si delinea una graduale riduzione dell’operatività delle reti fisiche, a fronte di un forte aumento di quelle telematiche. In Italia, tale processo, seppure avviato, procede con molta lentezza. • Le banche si trovano a dover gestire gli addetti in eccedenza, in crescita progressiva anche in ragione della riduzione dei volumi e delle attività produttive, con una vita media lavorativa che si è nel frattempo allungata anche per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con un modo di fare banca assolutamente diverso. • La riforma pensionistica, innalzando progressivamente l’età pensionabile, comporta un insostenibile incremento degli anni di permanenza al lavoro, anche a danno di nuova eventuale occupazione. • Permangono forti criticità legate alla progressiva insostenibilità degli oneri del Fondo esuberi in ragione dell’incremento dei costi correlati e della necessità di procedere all’adeguamento della disciplina a quanto previsto dalla riforma Fornero: al riguardo le Parti contrattuali hanno avviato il “tavolo” per dar vita ad un ente bilaterale; su questa situazione si è innestata la questione dei c.d. “esodati”: lavoratori che hanno rischiato di rimanere senza assegno straordinario e senza pensione, la cui tutela – oggi sostanzialmente acquisita – ha comunque comportato oneri aggiuntivi per le imprese … scarica qui l’intero documento in versione pdf accedendo ad Aidos […]

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